James Pallotta e Mauro Baldissoni

Pazienza finita: la Roma, stavolta, non le manda a dire e risponde punto su punto alla Soprintendenza – e indirettamente anche al Campidoglio – all’ultimo siluro al progetto dello Stadio di Tor di Valle, cioè all’avvio del procedimento per vincolare l’ex ippodromo di Tor di Valle. «Avvieremo ogni possibile azione a tutela del nostro Progetto, di tutti gli investitori e pubblici azionisti della As Roma e naturalmente di tutti i tifosi che in queste ore non comprendono iniziative talmente intempestive da apparire quantomeno ostili». Messaggio chiaro e netto: adesso basta giochi. E questo vale anche per il sindaco, Virginia Raggi che, nel pomeriggio, aveva diffuso una nota: «Vi sono nuovi elementi (riferendosi all’iniziativa della Soprintendenza) che incidono sulla valutazione e realizzazione del progetto che in queste settimane è oggetto di verifica da parte del Comune. Come abbiamo sempre detto, vogliamo che la Roma abbia uno stadio ma nel rispetto della legge».

La giornata si era aperta con la “bomba” sganciata da Margherita Eichberg, soprintendente alle Belle arti, che con una lettera ha deciso di avviare l’iter di apposizione del vincolo architettonico all’ippodromo di Tor di Valle. Per la Eichberg «l’ippodromo è considerato particolarmente importante per i suoi riferimenti con la storia dell’arte, la scienza, la tecnica e l’industria del Paese». E quindi vuole partire con l’iter per vincolarlo. Tecnicamente, il vincolo che si vuole apporre è esattamente lo stesso che è stato calato sullo Stadio Flaminio e che lo sta condannando a una lenta agonia. A fine giornata parte la risposta che contesta punto per punto l’iniziativa della Soprintendenza. In sintesi: sin dall’inizio era chiaro che l’Ippodromo sarebbe stato demolito. Nel 2014, durante la Conferenza di Servizi preliminare, la Soprintendenza ha chiesto sondaggi archeologici e tutela paesaggistica degli alberi. Nessun accenno all’Ippodromo in quella che doveva essere la sede deputata. Non solo, ma a novembre 2014, la stessa Soprintendenza chiedeva di indicare «i criteri della sostituzione con la demolizione dell’ippodromo»: insomma, era perfettamente consapevole che la struttura che per tanti anni aveva ospitato le corse del trotto, doveva essere eliminato. Nei vari passaggi successivi all’approvazione della delibera di Marino sul pubblico interesse ancora silenzio sull’ippodromo, salvo “accenni al valore“. Insomma, per la Roma la Soprintendenza «non ha mai avviato alcuna azione a tutela per quell’area prima che noi valutassimo lo sviluppo di questo progetto», aggiungendo una disponibilità a riqualificarle «conservandone una parte in un’area dedicata».

Ora, l’iter della Soprintendenza, che dura 4 mesi, è partito: la Roma entro 30 giorni ha facoltà di scrivere al Ministero e 80 per produrre opposizione. Già nella serata di venerdì sarebbe intercorsa una telefonata con il ministro alla Cultura, Dario Franceschini, che sarebbe rimasto sorpreso dall’iniziativa della Soprintendenza. Domani Beppe Grillo sarà a Roma, proprio per mettere mano al dossier Tor di Valle. Il tutto mentre sui tavoli tecnici proseguono le trattative su come sostenere giuridicamente ed economicamente il taglio delle cubature (20% circa) chiesto dall’Amministrazione Raggi senza dover ricominciare l’iter da capo. Entro il 3 marzo i giallorossi si aspettano di avere in mano un atto ufficiale approvato dalla Giunta. La Raggi non ha la forza politica di fare nulla. Resta da capire se Grillo avrà voglia e riuscirà ad imporre il silenzio ai suoi riottosi e impegnare il Comune ad andare avanti.

(Il Tempo – F. Magliaro)



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