ULTIME NOTIZIE AS ROMA MOURINHO – Il calcio, a volte, è scienza che richiede estrema duttilità. Pensiamo agli ultimi tre che hanno cominciato le stagioni come allenatori della Roma. Eusebio Di Francesco, Paulo Fonseca e José Mourinho hanno sempre avuto la difesa a quattro come loro marchio di fabbrica, ma poi le contingenze – o le emergenze – li hanno dirottati nell’utilizzo di una retroguardia a tre, spesso con ottimi risultati, scrive La Gazzetta dello Sport.
Il primo, nel 2017, contro il Barcellona vi ha edificato la storica rimonta dei quarti di finale di Champions; il secondo lo ha “scoperto” come funzionale anche al gioco offensivo e lo ha sposato quasi sempre soprattutto nella seconda stagione; e lo Special One, costretto da infortuni e Covid, lo ha sposato quasi controvoglia, ricavandone però 3 vittorie in 4 partite e galvanizzando la piazza, tanto che sabato contro l’Inter ci sarà di nuovo il tutto esaurito (il 6° stagionale).
Gli effetti collaterali del cambio modulo Mourinho li ha sempre avuti chiari: «Molti giocatori devono adattarsi in posizioni non abituali» ma – fatta salva la prima partita contro il Venezia (l’unica sconfitta) – i risultati dal punto di vista difensivo sono stati eccellenti, visto che i giallorossi non hanno subito neppure un gol negli ultimi tre match. Per fare tutto questo però, vista l’emergenza, in effetti ha dovuto chiedere dei “sacrifici” a determinati giocatori.
Quello che ha aumentato esponenzialmente il proprio carico di lavoro, rispetto alle abitudini, è senz’altro Stephan El Shaarawy. «Prima pensavo fosse un giocatore solo offensivo, poi uno splendido attaccante da mettere a partita in corso che spacca le partite, ora ho scoperto un fantastico giocatore che fa un lavoro straordinario», ha spiegato l’allenatore. Forse adesso il Faraone può essere meno lucido sotto porta, ma la sensazione è che – in attesa di Viña e Spinazzola – il primo titolare adesso è proprio l’ex milanista.
Chi sta subendo effetti benefici dalla emergenza è anche Mkhitaryan. Spostato dall’attacco al centrocampo, l’armeno sembra essere sempre più nel vivo del gioco, toccando più spesso la palla e mettendo a disposizione tutta la sua sapienza tecnica di disposizione della manovra. E gli assist per Felix e Abraham con Genoa e Torino lo hanno dimostrato
Ma se la vocazione al sacrificio di El Shaarawy si conosceva, a stupire è stata la “nuova vita” che sta riuscendo a ritagliarsi Carles Perez come interno di centrocampo. Sono già due le partite che l’attaccante spagnolo gioca in quella posizione. Come punta, in effetti, sembra essere molto più chiuso rispetto al passato e, a differenza del Faraone, fisicamente non ha quelle caratteristiche che gli consentono di poter essere una alternativa a Karsdorp. Così, in attesa che l’emergenza a centrocampo si concluda – Cristante e Villar stanno per tornare a disposizione – Perez è una ottima possibilità in una squadra che compensa la “blindatura” difensiva con una costante trazione anteriore.
Ancor più appariscente, infine, è la lievitazione nel rendimento di Zaniolo e Abraham. Ma se l’inglese ha “solo” beneficiato di un partner d’attacco che gli consente più libertà (non è un caso che in questo mese abbia segnato 4 gol), l’azzurro si è adattato a un ruolo di prima punta che non finora non ha mai “frequentato”. Partendo un passo dietro al centravanti inglese, Nicolò può giocare frontalmente alla porta e scatenare tutta la sua corsa negli spazi. Il risultato è stato costellato da ottime prove in campo e il ritorno al gol, che mancava da agosto. Morale: l’emergenza sta dando una nuova identità alla Roma. E quella che Mourinho sta plasmando, sembra essere perfetta per questo lungo inverno.
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