AS ROMA NEWS EUROPA LEAGUE SMALLING – Prima la fatica, la sofferenza, gambe inacidite che hanno iniziato a gridare quanto e più di José Mourinho in panchina. Una battaglia di muscoli e sguardi, falli e segni sul viso, crampi da domare e sangue da medicare, scrive La Gazzetta dello Sport. Una maratona infinita, la foto in 146’ (compresi i recuperi vari) di tutta la stagione della Roma. La squadra di Mourinho l’ha corsa tutta, dall’inizio alla fine, andando anche oltre i suoi limiti. E forse lo ha fatto pure ieri sera. Poi la tensione dell’epilogo più infido: i rigori.
Per primo Bryan Cristante: la faccia livida di concentrazione, anche se era sembrato timore, e il piede affilato. Rasoiata angolatissima e Roma in corsa. Per l’ultima volta. Perché su un altro piede, quello del portiere Bounou, sarebbe andato a sbattere poco dopo Gianluca Mancini, non solo vittima di una notte maledetta, prima l’autogol e poi il rigore sbagliato; e perché il rumore del palo avrebbe ghiacciato il viso insanguinato all’altezza del labbro di Ibanez, al rigore numero tre. Di fatto quello della sentenza.
Rui Patricio aveva anche provato a rinviarla, con un balzo sul tiro di Montiel. Ma l’arbitro ha visto un’irregolarità e l’argentino non è tipo da sbagliare due volte: ripetizione, portiere da una parte e palla dall’altra, fine del sogno. E delusione per tutti, anche per il guerriero Smalling: «E’ una grande delusione, ma in campo abbiamo lasciato tutto. Siamo arrivati determinati a vincere, abbiamo lasciato tutto in campo, chi si è fatto avanti ci ha provato. E’ una sconfitta dura da sopportare, avete visto tutti la tristezza e la delusione. Guardare le feste degli altri ci resterà dentro per molto tempo, dobbiamo garantirci un’altra opportunità. Mourinho? Ci ha detto che abbiamo sempre dato tutto e ora dobbiamo essere forti insieme». Anche a Llorente non è piaciuta la direzione arbitrale: «Tutti gli episodi dubbi, i cartellini gialli, l’arbitro li ha fischiato a favore del Siviglia. Sorprende, perché è un arbitro internazionale che ha grande reputazione».
Ce n’era tantissima anche arrivata da Roma e poi, allora, sono state lacrime. Quelle di Dybala per tutti, ma le sue erano qualcosa in più: singhiozzi disperati, inconsolabili. Anche per il preparatore Stefano Rapetti, accanto a lui a labbra serrate, e morse di rabbia. Ma è stata anche commozione, in quell’abbraccio che i giallorossi si sono andati a prendere sotto la curva dei tifosi.
Una processione triste ma sentita, invocata: l’hanno voluta i giocatori di Mourinho, ma l’ha voluta soprattutto la gente giallorossa, per l’ultimo grazie, anche se era un grazie lo stesso. Pellegrini, Mancini, Belotti, Wijnaldum: le teste fra mani consolanti e parole di incitamento prima di tornare verso il campo. Dove Mourinho ha voluto intorno a sé tutto il gruppo: un lungo discorso ai suoi uomini, prima di un lungo applauso alla sua gente, passeggiando sul prato a testa alta, con lo sguardo di chi sa di aver costruito comunque qualcosa che resterà.
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