Lionel Messi

(Corriere della Sera) Nel mondo all’epoca di Napalm 51 — lo straordinario hater di Maurizio Crozza che meglio rappresenta la moderna degenerazione social — l’As Roma ha compiuto il doppio miracolo: unire nel complimento club e tifosi avversari (una botta di orgoglio italianista che pareva morto dopo la disfatta della Nazionale fuori dal Mondiale) e sconfiggere con sfottò e ironie la moda dell’insulto. Forse durerà solo un giorno, ma è sempre meglio che niente. Ovviamente, in nome di questo temporanea unità filogiallorossa, il bersaglio più toccato dall’ironia collettiva sono gli spagnoli, il Barcellona e il suo simbolo. «Torna a casa Messi» con la locandina del film rivisitata oppure «Ad10s» con il giocatore di spalle sono le foto più gettonate e inviate sui telefoni. Altri meme notevoli sono quelli con la faccia perplessa di Leo che si chiede romanescamente «n’che senso?» oppure «ma non si doveva andare al Colosseo?» oppure ancora, pensando alle autoreti di De Rossi e Manolas all’andata: «Da quando la mettete nella porta giusta?».Gli spagnoli e la loro spocchia evocano, eccome se evocano.

Dalla «Romantada» al «Carbonara-Paella 3-0», dal «Magnati stè olive, sò greche» di Manolas alla riproposizione delle copertine di Sport «Ya tocan la semis» e «Bonbon Roma». Ah sì, la Roma era un cioccolatino da sciogliersi in bocca? E due soci del Roma Club Barcellona ieri sono andati alla redazione di Sport a regalarne una scatola: respinti sulla porta meglio di come Piqué e soci hanno respinto la Roma. Ironia molto romanesca, che sta nel sorrisone di Totti al momento del sorteggio, rilanciato praticamente ovunque: forse lui aveva previsto tutto? Ironia molto romanista, più scontata: «Mai presentarsi all’Olimpico vestiti da laziali…». Ironia che diventa autoironia quando evoca le buche che infestano le strade della città: «Intitolatene una a Di Francesco!».

La sindaca Raggi vede il pullman del Barça sprofondare nel baratro di una via e commenta: «Il piano sta funzionando». In un surreale Titanic urbano Kate Winslet sostiene Leonardo Di Caprio dentro una voragine incoraggiandolo così: «Non morire proprio adesso qui sulla Salaria, siamo in semifinale di Champions». E poi torna Messicon lo slogan: «Ripartiamo dalle periferie».L’impresa della squadra, del resto, non poteva non avere un impatto anche politico. Di Francesco è invocato come premier («Subito da Mattarella»); un improbabile Trump grida «Daje»; la diatriba di inizio stagione D’Alema-Di Francesco viene riproposta con la famosa replica del tecnico: «Chiederò a lui che è esperto di vittorie…»; un Giulio Cesare su Twitter confessa che «nemmeno quando ho conquistato la Gallia ho goduto così tanto». Poi però, siccome più che la guerra bisogna fare l’amore, la cosa più interessante è la profezia di un Baby Boom da sbornia: «Prevedo un picco di nascite fra nove mesi». Seguono foto di bavaglini e affini giallorossi. Generazione Champions.



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