Il nuovo progetto dello stadio di Tor di Valle non c’è, la delibera di giunta nemmeno, in compenso in consiglio comunale il M5S è riuscito ad approvare compatto – sebben con quattro assenze per «motivi personali» come si affretta a dire il capogruppo Paolo Ferrara – un ordine del giorno. Che impegna giunta e sindaca Virginia Raggi (assente ieri) «alla riduzione di oltre il 50% delle cubature per quanto attiene al business park eliminando le tre torri inserite nel precedente progetto».

GLI INTERVENTI – In quattro ore di dibattito, con quattro diversi documenti presentati dai vari gruppi, tutto ruota intorno alle opere pubbliche che dovranno accompagnare il nuovo progetto, mondato dei tre grattacieli e sostituito da 18 palazzine «che non supereranno – come ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori – l’altezza dell’impianto sportivo». Non è passato, e ne è nato subito un caso, l’odg del gruppo di consiglieri dem, primo firmatario Giulio Pelonzi. L’ordine del giorno chiedeva di «escludere in modo categorico che possano essere destinate risorse economiche pubbliche, di qualsiasi origine e fonte (quindi compreso il contributo costo di costruzione), per sostenere i costi delle opere e delle infrastrutture previste dal progetto dello Stadio dell’As Roma a Tor di Valle». Altrimenti si tratterebbe di finanziare con risorse pubbliche un intervento tutto privato e i cui profitti «restano in capo al privato alterando la lettera della legge 147/2013 lì dove impone al proponente l’equilibrio economico del progetto». Un paradosso che ha il sapore della beffae che la giunta pentastellata ha provato a fugare con Montuori. L’assessore infatti ha rilanciato: «L’interesse pubblico sarà mantenuto e ampliato, e sicuramente imporremo di fare le opere prima del calcio di inizio, tutte le opere pubbliche che noi riteniamo necessarie perché questo progetto». A proposito di opere: il Pd accusa che con il nuovo progetto, che supera quello dell’amministrazione Marino, la quota di interventi pubblici a carico dei proponenti scenderà «dal 40 al 6%». Il tema rimane sempre lo stesso: come arrivare a Tor di Valle e a spese di chi. Rimane, per esempio, il nodo del ponte: l’auspicio dei proponenti è che passi quello dei congressi voluto dal Governo, ma ritornato indietro alla progettazione, altrimenti toccherebbe ai privati farne un altro sul Tevere a proprie spese. La discussione è scivolata via senza «aver potuto vedere il progetto», ha sottolineato Stefano Fassina dall’ala sinistra. Dai banchi della giunta, a parole e senza carta, è stato promesso che sui trasporti, per esempio, sarà garantito il miglioramento del servizio, con un minimo di 16 treni all’ora su tutta la tratta della Roma-Lido, fino a Ostia. È che la via Ostiense sarà «messa in sicurezza e venga ri-ampliata non solo nel pezzo che va dal Gra allo stadio, ma lungo tutto il trattoche va dal Raccordo a viale Marconi». Al momento del voto sono stati bocciati gli odg di FdI, Si, e Pd. E’ passato con 25 voti favorevoli (assenti Andrea Coia, Gemma, Guerrini, Fabio Tranchina e Alisia Mariani) 8 contrari e 1 astenuto. Nessuna spaccatura, nonostante i boatos di un possibile odg alternativo che avrebbero voluto presentare il tandem grillino Grancio-Montella. Tutto naufragato. Adesso la palla ripassa alla giunta: entro il 5 aprile dovrà esserci la nuova delibera sulla pubblica utilità dell’opera, da portare in conferenza dei servizi. L’iter è destinato a iniziare daccapo: «Ci vorranno 5 anni».

(Il Messaggero – S. Canettieri)



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