Luca Lotti, Ministro dello Sport

L’ultimo dei paradossi si gioca tra calcio e politica: Luca Lotti idolo degli ultras romanisti. Proprio lui, il Lampadina, braccio destro di Matteo Renzi e ministro dello Sport sotto Gentiloni. Moderato, moderatissimo manovratore Pd, uomo forte dell’ultima “sinistra” di governo, ieri omaggiato pubblicamente dagli striscioni delle frange più estreme del tifo capitolino, storicamente collocate (in grande maggioranza) più a destra della destra radicale.

La ragione del cortocircuito può sembrare di scarso interesse per i non addetti ai lavori, ma nel microcosmo del calcio romano si era trasformata in una piccola guerra di religione: parliamo delle barriere di vetro che dividevano a metà la curva Sud e la curva Nord, i settori che una volta si definivano “popolari” di Roma e Lazio. Erette due estati fa, prima dell’inizio del campionato 2015/2016, per decisione dell’ex questore Nicolò D’Angelo e per volontà dell’ex prefetto Franco Gabrielli, hanno scatenato una protesta senza precedenti dei gruppi organizzati delle due tifoserie, che da quel momento hanno sistematicamente disertato lo stadio. L’obiettivo era tagliare in due – per controllarle meglio -le gradinate occupate dalle componenti più impegnative dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico, garantendo (parole della questura di allora) legalità e trasparenza” in quella che veniva considerata una”zona franca” per le attività illegali. Per i gruppi organizzati, invece, si trattava dell’ennesimo provvedimento repressivo di una lunga serie iniziata con la “tessera del tifoso” di Maroni nel 2009, testimonianza della volontà nemmeno troppo implicitadi svuotare le curve e allontanare gli ultras dagli stadi. In ogni caso, la loro protesta è stata efficace. Il risultato – un Olimpicosemprevuoto, silenzioso, di una tristezza inconsolabile – ha portato dalla loro parte anche la maggioranza dei tifosi “moderati” e ha coinvolto a livello ufficiale le proprietà delle due squadre, che si sono spese in una serie di tavoli con la questura per rimuovere il problema (la Roma ha mobilitato anche le due “bandiere” Totti e De Rossi). Tavoli infruttuosi, fino a pochi mesi fa. Poi la svolta: uno dei primi interventi tangibili del governo Gentiloni è stato proprio sulle barriere dell’Olimpico. L’incontro decisivo si è tenuto al Viminale a inizio febbraio, tra Lotti e il ministro dell’Interno, Marco Minniti. Tra i grandi promotori anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Le barriere sono state prima abbassate e poi definitivamente rimosse domenica scorsa, proprio alla vigilia del derby di Coppa Italia tra Roma e Lazio. Oggi i gruppi organizzati della Curva Sud torneranno al loro posto dopo più di un anno e mezzo. Sugli spalti saranno almeno in 50 mila, dopo le affluenze desolanti delle ultime stracittadine. Resta un grosso interrogativo sul futuro: le curve restano di fatto divise a metà da due file di corrimano e un nutrito schieramento di steward. La questura non ha intenzione di mollare un millimetro sulla gestione dell’ordine all’interno dell’Olimpico. Ma per ora le odiate barriere non ci sono più, e il merito per i tifosi è di Luca Lotti. Il ringraziamento è arrivato con due grandi striscioni, scritti nel font tipico utilizzato dagli ultras, esposti in pieno centro (di fronte al Colosseo e sul “murotorto”). Il primo: “L. Lotti: Roma giallorossa ti ringrazia!!”. Il secondo, ancora più celebrativo: “L’intelligenza di un uomo abbatte tutte le barriere… i romanisti tutti con Luca Lotti!!”. Lui ha incassato con soddisfazione: “Doveva esser fatto, sono contento di essere riuscito a risolvere questo nodo”.

Il paradosso servito: il ministro renziano del Pd che si prende gli applausi di una tifoseria egemonizzata da anni daalcuni notabili dell’estrema destra capitolina. Nella parte bassa della curva Sud, prima della lunga protesta che l’aveva desertificata, c’era spazio ad esempio per il gruppo “Padroni di casa” fondato da esponenti di CasaPound e da Giuliano Castellino, uno dei leader della galassia neofascista romana. L’ultima apparizione pubblica del camerata è stata durante la protesta dei tassisti del 21 febbraio di fronte alla sede del Pd, dove Castellino si è messo in luce come i protagonisti più esagitati. Ora milita in Forza Nuova con Alfredo Iorio, entrambi in passato erano nel Trifoglio, il movimento protagonista dell’occupazione di un centro sportivo e culturale a Tor di Quinto. È il luogo dove si è consumato l’omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito, il 3 maggio 2014, a opera di Daniele De Santis, anche lui ex ultras romanista. Insomma, nella curva che tornerà a riempirsi, insieme a chi va allo stadio solo per fare il tifo, ritroveranno il loro seggiolino tanti militanti della destra eversiva. Ma questa è un’altra storia, e probabilmente riguarderà agenti e questure. Non saranno più affari di Luca Lotti.

(Il Fatto Quotidiano – T. Rodano)



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