Il clou arriva alla fine, ma i primi messaggi allarmanti li aveva già seminati. Spalletti regala un altro show in sala stampa alla vigilia di Fiorentina-Roma: quaranta minuti in crescendo, dalle allusioni iniziali su un possibile strappo al termine della stagione («Fino ad allora non mi deformerò, prima c’è da lasciare una squadra migliore di come l’ho trovata»), all’ennesima «esplosione» quando viene tirata in ballo l’importanza di Totti. Il capitano viene nominato in fondo alla conferenza e il tecnico si prende dieci minuti per ribadire stizzito la sua posizione già nota. Aggiungendo una provocazione: «Resto solo se lui continua a giocare».

Niente da fare, il toscano continua a soffrire maledettamente il contrasto continuo che si è creato fra la figura del capitano-salvatore e il bene della Roma. E sulla scia dell’appello di Nainggolan ai tifosi («sosteneteci anche quando non gioca Francesco») ribadisce il concetto con durezza: «Totti viene usato per spaccare la Roma – attacca Spalletti – anche lui lo avverte, ci ho parlato stamattina a colazione. Più che definirlo un genio cosa devo fare? Poi ha un’età e va gestito ma soprattutto lui deve darmi una mano a far crescere altri calciatori importanti. L’anno scorso ci ha dato un contributo per vincere le partite, come quest’anno, ma nella stagione passata la possibilità di giocare Champions l’ha creata anche il resto della squadra. Lui è straordinario, però la Roma non vincerà niente se si è solo Francesco. Da solo non basta, ci servono altre cose. Non ho niente contro Totti, anzi ho detto che per me non è la sua ultima stagione, questo lo stabilirà il campo. Voi mi volete attribuire una responsabilità che non voglio, io posso dire che continuo a allenare la Roma se Totti rimane calciatore, se lui smette, lo faccio anche io». Chiuso lo sfogo, si alza di scatto e se ne va sbraitando. «Vediamo che dicono ora…».

Cosa si nasconde dietro il nuovo sfogo di Spalletti? Da una parte il peso di un’etichetta che gli è stata appiccicata addosso – «sarà l’allenatore che chiuderà la carriera del capitano» – dall’altra un entusiasmo che sembra essersi perso in poco tempo. Come quello della squadra. Anche se il toscano non vuole concedere alibi: «Sono della stessa idea di prima, l’ambiente è ottimo e la squadra forte. La rosa è più competitiva rispetto alla scorsa stagione e mi “deformerò” a fine anno se devo farlo. Chiaro che poi servirebbe il supporto – dice riferito ai tifosi – perché i giocatori riescono a dare qualcosa in più. Diversamente, vivere sempre nel dubbio tra le tensioni diventa più difficile e ci vorrebbe maggiore personalità e carattere».

Intanto il tecnico promette di continuare a «picchettare il futuro che deve essere il mio lavoro», ma non necessariamente con lui alla guida: «Dobbiamo lasciare una Roma migliore di come l’abbiamo trovata. La rosa è più competitiva della scorsa stagione e fino alla fine non cambio idea: loro possono giocare come gli pare».Traducendo dallo «spallettese», sembra dire: a prescindere da risultati e prestazioni difenderò il gruppo, poi faremo i conti. In fondo lo aveva detto chiaramente di esser tornato per vincere. Ma le premesse non sono delle migliori.

Il suo contratto scade al termine della stagione insieme a quello di Sabatini (e di Totti… ), con Pallotta non ha ancora parlato concretamente del rinnovo, per sua scelta. Al di là del futuro del capitano, Spalletti vuole decidere se continuare o meno a seconda dell’andamento del campionato. E, probabilmente, delle prospettive che gli offrirà la società. Prima si chiarisce tutto, meglio è.

(Il Tempo – A. Austini)



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨