Finisce Roma-Milan, l’Olimpico esplode tra gioia e liberazione, i giallorossi in campo esultano, Romagnoli ha qualcosa da dire a Mario Rui ma finisce tutto lì. Niente schizzi d’acqua stavolta, niente zuffe da derby. E Spalletti? Fermo, sguardo fisso, tutto da interpretare. Stessa scena già vista a fine primo tempo, ci pensa lui a spiegarlo: «Al 45’ ho visto alcuni del Milan andare a parlare con l’arbitro protestando sui minuti di recupero perché si era perso tempo nell’infortunio di Peres. Ma sono stati loro a “troncarci” uno dei nostri. Alla fine guardavo un paio di miei calciatori che stavano discutendo – minimizza il tecnico – niente di straordinario». Poi l’analisi:«È stata una partita equilibrata, vinta con sofferenza e non è certo uno scandalo. Abbiamo giocato con i muscoli, ho visto una Roma solida nella ripresa, i centrocampisti sono cresciuti tutti e tre, non siamo riusciti a ripartire in velocità perché ci manca Salah. Mi aspettavo di più da El Shaarawy però siamo rimasti compatti e non abbiamo mai lasciato sola la difesa. Di fronte c’era un Milan forte a livello di squadra, ormai è al tavolo delle grandi e arriverà in fondo. È partito in sordina con pochi nomi di blasone, ma la qualità è quella: prendono palla e poi si fiondano in quegli spazi com’è successo sul rigore. Nel primo tempo il Milan ci hanno costretto a stare più “bassi”. Nella ripresa lo hanno fatto di meno. Rudiger doveva occuparsi di Niang e lo ha limitato perché lui è un cliente scomodo per gli attaccanti».

La gara l’ha decisa una giocata da fenomeno di Nainggolan. E un pizzico del merito se lo può prendere Spalletti che lo ha avvicinato alla porta. «Quando si è allenatori bisogna fare delle scelte, Radja è il Perrotta della mia prima Roma. Magari nello stretto perde qualche palla di troppo però fa giocare male gli altri e rientra sempre sui mediani: quell’accelerazione ce l’ha solo lui». E adesso la Juventus, la sfida che il popolo giallorosso attende con entusiasmo e speranza. «Vogliamo vincere come tutte le partite e dobbiamo andar lì con la convinzione di esserci meritati questa possibilità e provarci fino in fondo. Ce l’andremo a giocare, il cliente per noi è scomodo ma l’occasione è fenomenale, irripetibile per certi versi. Contro di loro ci vorrà una prestazione completa, ritmo alto e non gli si deve lasciare il pallino, altrimenti loro son bravi a giocarti sulle linee. Sono bravi a portare a casa la vittoria con il minimo sforzo ed è sbagliato parlare di fortuna: la squadra di Allegri non disperde energie inutili. Chi temo della Juve? Tutti, anche i tifosi. Quando si ha gamba si fa la partita, se devi sempre recuperare palla come accaduto stasera in certi frangenti, i loro centrali avviano l’azione e accade l’episodio del rigore». A Dzeko per una volta riserva (quasi) solo complimenti. «C’è stato solo lui nel secondo tempo – lo promuove Spalletti – ci ha permesso di far salire la squadra perché non riuscivamo a distenderci bene: ha fatto cose fenomenali da grande giocatore. Invece nel primo tempo ha sbagliato un po’, a volte sembra sempre che”ciondola” ma è un ragazzo forte». Sabato il tifo sarà quasi tutto per i bianconeri, ma ieri la Roma ha ritrovato il suo pubblico. «C’era il richiamo di una grande partita e vedere i tifosi partecipare è stato importante: i ragazzi avevano necessità di sentire l’urlo dell’Olimpico ed è un passo in avanti per noi». Serata bella, intensa, da ricordare. Sognandone una ancora più bella.

(Il Tempo – A. Serafini)



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