«Chi pensa di risolvere le partite con il nome che porta è un folle, solo delle menti un po’ malate possono credere che i risultati arrivino senza metterci la cattiveria e la determinazione». È un durissimo atto d’accusa quello di Luciano Spalletti, al termine della sconfitta (3-1) della Roma a Torino. Il tecnico giallorosso punta il dito sulla fragilità mentale della sua squadra. «È un’analisi che abbiamo già fatto, anche con allenatori che mi hanno preceduto sulla panchina della Roma, è un problema che ci portiamo dietro da tempo. Quando c’è entusiasmo, anche della piazza, riusciamo a fare di più; quando ci sono le prime difficoltà andiamo in confusione. Dobbiamo metterci un impegno maggiore, perché quando lo fanno gli altri si vede». Il problema è nella testa dei calciatori, e nell’atteggiamento. «Sono alti e bassi di natura mentale, la qualità da sola non basta: non si può avere la presunzione che le cose accadono da sole, attraverso il proprio blasone».
Il tecnico romanista è un fiume in piena, non si sottrae alle proprie responsabilità, ma lancia un messaggio a tutta la squadra. «Ormai so quello che devo fare nello spogliatoio, questi calciatori sono quelli che ho scelto, che ho voluto e che rimarranno fino al termine dell’anno. Per me sarà un piacere lavorare con loro anche nelle difficoltà, e ora ci sarà qualche momento di dolore da dover superare. Dovrò però modificare qualcosa, perché così non si va più avanti e non c’è altra strada: con me, senza di me o con altri tecnici più bravi, accadono sempre le stesse cose. L’anno scorso abbiamo avuto un periodo bellissimo, ma quello che dovevamo mettere sopra a quel telaio non sempre lo mettiamo. E se l’allenatore non riesce a far togliere questo vizio è il primo responsabile, soprattutto in questa direzione andrà la scelta di lavorare nel prossimo futuro, visto che questi alti e bassi non vanno bene». L’analisi della gara diventa quasi superflua. «All’inizio abbiamo sbagliato dei gol che avrebbero potuto dare un altro indirizzo alla partita, mentre il Torino è stato bravo a sfruttare le occasioni. Ma i gol si possono anche fallire, a patto che si riesca a mantenere un livello di impegno alto nei duelli, nella corsa e nell’aiutare i compagni».
(Corriere della Sera – G. Piacentini)
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