Sconvolto ma fiero, persino sorridente, Luciano Spalletti si riaffaccia al campionato con la solita grinta alla fine di una settimana molto difficile sul piano personale. La doppia tragedia familiare gli ha impedito di allenare la Roma al completo, dopo il rientro dei nazionali, ma non gli ha impedito di ricordare quello che era successo prima della sosta. E così la vigilia della partita con la Sampdoria diventa l’occasione per una riflessione generale, forse preoccupata, sicuramente seccata, nei confronti della squadra: «Siamo tornati a giocare come nei primi giorni dopo il mio arrivo. La palla brucia: invece di giocarla, la perdiamo. E poi quello che mi dà più fastidio è che rinunciamo a giocare. Questo non mi garba affatto».
SHOCK Si riferisce al 2-2 di Cagliari, una partita che considera buttata via in maniera non casuale: «In questo momento non riusciamo a essere compatti. Le distanze åtra i reparti non sono corrette: nel calcio è fondamentale accorciare le misure del campo in lunghezza, perché la partita si gioca in quaranta metri. Soprattutto all’inizio dell’azione. Lo scorso anno, dopo un inizio così e così, siamo riusciti a fare questo ed era visibile. Lì allora è stato facile esaltarsi, tutti avevano il contributo dei compagni. Adesso invece la squadra si allunga. In queste condizioni è difficile darsi un supporto reciproco». Spalletti vede la squadra in difficoltà già nell’impostazione, soprattutto quando viene pressata: «Il pressing degli altri deve diventare un vantaggio per noi. Se vengono a giocare nella nostra metà campo ci resta più spazio dietro la loro linea difensiva: noi dobbiamo uscire e andare ad occupare quello spazio. Cosa che non abbiamo fatto. E lo dobbiamo fare, altrimenti non siamo giocatori da Roma e io non sono un allenatore da Roma».
L’INCOGNITA In quest’ottica si spiegano i dubbi su Alessandro Florenzi: terzino, centrocampista, attaccante oppure niente. «Alessandro sa fare tutto – chiarisce Spalletti – anche il terzino. Ma torno al discorso di prima. Se la squadra comanda il gioco, posso anche utilizzare due terziåni che sanno spingere e che si occupano meno della fase difensiva. Altrimenti è un controsenso, perché si concede all’avversario la possibilità di colpire». Non rischia di essere penalizzato Florenzi dal ruolo di tappabuchi? «E’ una domanda corretta. Ma la questione si può vedere anche dall’altra parte: posso metterlo dove voglio, sapendo che mi darà un rendimento importante. Quando parlavo della possibilità di avanzarlo, mi riferivo anche all’idea di squadra che abbiamo in mente, ora che Rüdiger sta recuperando dall’infortunio e potrebbe essere utilizzato proprio su quel lato. Ma non intendevo dire che non lo avrei più schierato da terzino: Florenzi ha quella capacità di sforare dietro alla linea difensiva che crea problemi agli avversari. In questo modo compensa altre cose. Ma ripeto, il problema è sempre la compattezza di squadra».
PJANIC CHI? La chiusura è per gli elogi al collega e amico Giampaolo e per una risposta pacata ad Allegri, che aveva spiegato i problemi di approccio alla Juventus di Pjanic (ieri in gol) con un aumento dei carichi di lavoro: «Evidentemente alla Juve lavorano di più. Non ho molto da dire, c’è la libertà di parola. Ma farò mettere una telecamera per permettere a tutti di osservare i nostri allenamenti…».
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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