Una vittoria amara. Al fischio finale dell’arbitro, l’Olimpico abbozza un applauso che non rincuora Spalletti. Lucio non sa capacitarsi per la mancata qualificazione. Di colpo appare invecchiato di 10 anni. Fa fatica anche a parlare. Definirlo deluso è poco. Manca ancora il ritorno della semifinale di coppa Italia ma il tecnico è il primo ad essere consapevole che se darà seguito al suo proposito («Resto solo se vinco») da ieri è più lontano. In campionato è a -8 dalla Juventus, eliminato nei playoff di Champions e agli ottavi di finale di Europa League. Tuttavia dopo una serata come quella appena vissuta, dove la squadra per alcuni tratti è stata travolgente e coinvolgente, non è tempo di bilanci. Non sarebbe giusto. Per quelli ci sarà tempo. Per ora sono il rammarico e la delusione a farla da padroni: «Recriminazioni? No, non ci sono. Si va fuori perché si paga qualche ingenuità. In alcuni momenti non riusciamo ad avere quel mestiere o quelle letture che servirebbero. La squadra però complessivamente ha fatto una grande partita e avrebbe meritato di più. Non siamo riusciti a buttare dentro quel pallone. Le occasioni le abbiamo avute. È segno che ci meritiamo questo anche se non è giusto. Perché in realtà meritavamo di passare il turno. Parlare di fortuna e sfortuna però non mi va. La buona sorte te la devi portare dalla tua parte. E lo avevamo fatto. Poi però loro segnano al 92′ con la deviazione all’andata in fuorigioco e tu invece ti vedi rimpallato l’ultima conclusione. Secondo me sono io che porto sfiga». Durante la gara si è rivolto platealmente verso la panchina del Lione per le perdite di tempo, inveendo con frasi che sono state colte da un video che circola in rete e dal quale si legge in parte il labiale: «Che branco di….». Su Internet alcuni completano con una offesa esplicita. Ma Lucio si difende : «Ho detto solo che branco di Pinocchi…».
ATTACCO FRONTALE AI MEDIA – Gli chiedono come ripartire. E la puntualizzazione temporale non può lasciare indifferenti: «La squadra è forte. E fino alla fine dell’anno lavorerò forte. Il mio futuro? No, dai Ne abbiamo parlato tante volte. Poi si viene a noia». Orfana di Pallotta, colpito da un attacco febbrile che non gli ha permesso di essere presente allo stadio ma che non dovrebbe però precludergli in giornata la possibilità d’incontrare il sindaco Raggi, la Roma ha ritrovato il suo pubblico. Dopo due anni, l’Olimpico è tornato a ruggire. Quando ci pensa, Lucio mastica amaro: «Era quello che abbiamo sempre desiderato. E per questo mi rode ancora di più». Un’amarezza che sfocia nell’ennesimo affondo contro i media romani: «E’ partito tutto da un messaggio arrivato al presidente in cui si mostra che i giornalisti di Roma gli scrivono ‘Ha ancora tempo per pensarci perché Spalletti è una persona pericolosa’. Tre note mi hanno fatto… Sempre a rinfacciarmi le cose. E’ una cosa di una scorrettezza inaudita, con messaggi minacciosi. Lo so che non mi sopportano e io mi devo difendere. Non succede da nessun’altra parte». Peccato. Nonostante l’eliminazione, le emozioni vissute meritavano un epilogo diverso.
(Il Messaggero – S. Carina)
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