Non giocheranno con le formazioni tipo, ma nessuno dei due farà turn over. Stasera Spalletti e Donadoni si sfidano con i rispettivi superstiti dell’infermeria in un Roma-Bologna all’insegna dell’emergenza. Guai a «scansarsi», però, come succede alle avversarie della Juve talvolta nel campionato italiano, stando a quanto avrebbe detto Buffon ai suoi compagni (con smentita della società). Il polverone mediatico non poteva lasciare impassibile il tecnico giallorosso, che se la cava facendo finta di non voler intervenire, ma rimarcando comunque una certa differenza. «Non ho in mano delle situazioni per andare a guardare cosa succede alla Juve – dice Spalletti – ho totale impegno e attenzione alla Roma. E noi non siamo aiutati da niente e nessuno. Guardate Skorupski con l’Empoli: un portiere nostro che ha parato tutto. Per quanto riguarda me e la mia squadra, le partite sono tutte cariche di difficoltà. Sulla Juve non sono preparato».

Senza disperdere troppe energie, che sarebbero inutili, l’allenatore toscano fa bene a concentrarsi sui suoi compiti. Roma-Bologna è la classica partita-trappola, quella apparentemente facile che i giallorossi hanno sbagliato fin troppe volte. Vedi Empoli. Basterebbero i precedenti nel recente passato per tenere dritte le antenne: nelle ultime sette sfide di campionato con gli emiliani, la Roma ne ha vinte appena due, entrambe nella prima stagione con Garcia in sella, mentre Donadoni è uscito indenne dalle ultime due sfide con i giallorossi all’Olimpico alla guida di Parma e Bologna. E lo stesso ha fatto con la Lazio tre settimane fa. L’anno scorso i due pareggi con i rossoblu, a conti fatti, sono stati decisivi per perdere la Champions a favore del Napoli. E poi la maledizione degli ex, che stasera avranno le sembianze di Sadiq, Destro e Torosidis, anche se gli ultimi due dovrebbero partire dalla panchina.

«Sarà una partita difficile come tutte le altre – analizza Spalletti – ma in generale la squadra è migliorata. E’ una cosa tangibile, sono cresciute proprio le radici e durante la partita si vede la fioritura. I giocatori dimostrano più appartenenza al nostro stemma e ai nostri colori, si vede qualcosa di diverso e non lo dico a caso. Pensiamo di poter sfruttare questa nostra crescita costante che c’è stata e di confermarla per fare una buona prestazione nonostante i problemini che abbiamo». Mica tanto “ini”: al tecnico serve un monologo di quasi quattro minuti per leggere il bollettino medico che riguarda ben dieci calciatori, di cui solo Ruediger e Fazio pronti a giocare stasera.
La formazione sarà comunque competitiva a sufficienza per chiudere il ciclo di sette partite e recuperare uomini durante la sosta. Sarà come sempre una Roma a trazione anteriore per sfruttare l’unica fase di gioco in cui non ha problemi: quella d’attacco. «Ci è successo di vincere in casa segnando quattro reti – sottolinea l’allenatore – facendo però fatica per 80 minuti, poi con un gol riusciamo a creare un’inversione tattica e in 10 minuti sistemiamo la partita. Vedo anche partite fuori casa dove magari non abbiamo fatto risultato ma in cui c’è più equilibrio in attacco».

Non avrà molto da scegliere: l’idea è di rilanciare Perotti con Dzeko e Salah, tenendo inizialmente in panchina El Shaarawy. «Visto che ci manca Totti, non abbiamo molte sostituzoni da fare davanti. Ti dici “Me li gioco tutti”. E se poi bisogna cambiare la partita? Averne due che possono dare un impennata ad una parte di gara dove non ti viene fuori risultato , come è successo ad Empoli, è un altro aspetto a cui bisogna fare attenzione. Ma possono coesistere quei 4 , questro 4-2-3-1 è nato in funzione dei giocatori che abbiamo». L’intelligenza di un allenatore: cambiare modulo in base alla rosa. E non viceversa.

(Il Tempo – A. Austini)



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