La Fiorentina può attendere, la Roma ha altro per la testa. Lo stadio, non l’Olimpico ma quello che verrà: o almeno così spera Spalletti, che ieri ha invaso la diretta Sky da Trigoria per urlare alla telecamera un messaggio diventato in fretta hashtag virale sui social: “Famo sto stadio”. Spalletti l’ha scandito prendendosi il palcoscenico svuotato da un pomeriggio tiepidino, dal punto di vista dello spettacolo. E inaugurando un tormentone da 400mila “mi piace” in una manciata di ore, compresi quelli di Florenzi e Totti («Vogliamo il nostro Colosseo moderno»).
In questo strano weekend senza calcio giocato, i romanisti hanno trovato comunque un ottimo motivo con cui trascorrere la giornata. Proprio nel giorno in cui torna a scricchiolare rumorosamente la posizione dell’assessore Berdini, il nemico pubblico numero uno del progetto stadio di Mr. Pallotta: le voci di possibili dimissioni le ha smentite lui stesso, ma dopo la pubblicazione dell’audio con la frase infelice rivolta contro i proponenti del dossier («Il nostro “no” allo stadio? L’hanno presa sui denti») che giurava di non aver mai pronunciato, il malumore nei suoi confronti all’interno della giunta capitolina è arrivato a livelli di guardia. Una bugia di cui Raggi e i suoi non sentivano certo il bisogno, soprattutto in un momento come questo per l’amministrazione capitolina.
Ma non di solo calcio vive la domenica di campionato. Mentre Spalletti imperversava nel “prime time” televisivo, a Marassi sperimentavano una nuova forma d’intrattenimento: dedicata a chi è troppo piccolo per essere già tifoso. Ha debuttato ieri, durante Genoa-Sassuolo, il primo asilo nido in Italia dedicato ai figli degli abbonati. Sede da “ultrà”, proprio sotto la gradinata nord, quella più cara ai sostenitori del Genoa, all’interno del “Little Club Giovanni de Prà”, l’esperimento contava decine di prenotazioni: il maltempo, però, ha scoraggiato tanti dall’andare allo stadio, così per il debutto dell’iniziativa – dal costo quasi simbolico di 6 euro – c’erano giusto una decina di piccoli, tra i 3 e i 6 anni. Cullati dai cori dei tifosi, hanno potuto giocare con gli educatori del club. Vivendo un’esperienza che nessun altro aveva sperimentato prima.
(La Repubblica – M. Pinci)
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