La qualità non si distrugge, si attacca. Luciano Spalletti sceglie con cura le parole, le scandisce e quasi le coccola, come la piccola matita che gli serve per disegnare su un foglio traiettorie ideali, schemi mentali. E’ sorridente, più del solito, alla vigilia di Napoli-Roma, forse perché la sosta lo ha ritemprato o forse perché vuole trasmettere serenità prima di una partita piena di tensioni, purtroppo non solo sportive. O forse perché, ancora, sente che la sua squadra ha nelle corde il blitz che cambierebbe gli equilibri del campionato: «Bisogna accettare la sfida perché loro sono forti ma noi siamo altrettanto forti. Dobbiamo essere pronti a giocarcela, a livelli alti, perché quel secondo gradino che adesso occupa il Napoli è stretto e bisogna starci comodi».
FIDUCIA – Dall’osservatorio di Trigoria riconosce i meriti dell’amico Sarri, «che esprime il gioco migliore di tutti, insieme con il Sassuolo e il Chievo. Maurizio, che io conosco bene, ha dato un contributo importante alla crescita del calcio, merita i complimenti per aver portato cose nuove al movimento». Ciò non significa arretrare o peggio arroccarsi davanti al possesso palla del Napoli, il più alto della Serie A con il 58% di media: «Il Napoli sa esprimere il suo massimo dentro la partita. Ma noi andiamo al San Paolo per provare a batterlo. Ho già vissuto senza scopo, adesso invece ho bisogno di uno scopo a livello professionale. Avremo un’occasione per predire il nostro futuro». O almeno per orientarlo: «A seconda di come usciremo da questa domenica, da questo confronto, ci potremo rendere conto di quali obiettivi abbiamo. Siamo solo all’inizio della stagione quindi verranno altre occasioni. Ma Napoli-Roma è un esame molto importante. Non so se sia il più duro, visto che abbiamo affrontato anche l’Inter che è una squadra magnifica. Però di sicuro è un test che vale moltissimo. Se in certi casi non abbiamo fatto vedere il nostro valore, qui possiamo dimostrarlo».
STRATEGIE – La Roma non adotterà una tattica autolesionistica ma nemmeno si limiterà a difendere lo zero a zero. E così se Callejon, per sua stessa ammissione, è il giocatore più bravo a infilarsi dietro le linee difensive, Juan Jesus dovrà guardarlo senza paura: «Gli ho detto che nel dubbio deve correre all’indietro. Perché se lo lanciano in profondità e lui scappa, può uscirne un gol. Se invece lo servono sui piedi, il terzino fa in tempo ad avanzare per prenderlo». Se da sinistra il Napoli spesso va all’assalto, con il terzetto Ghoulam-Hamsik-Mertens (o Insigne), la Roma non starà a guardare: «Anche noi abbiamo a destra le nostre armi e proveremo a sfruttarle, giocandocela alla pari». Tradotto: Florenzi e Salah sulla stessa fascia saranno anche un rischio ma al contempo costituiscono un lusso di cui approfittare.
RIASSETTO – Spalletti si è poi soffermato sull’addio di Walter Sabatini, che giovedì è passato a Trigoria a salutare la squadra al completo: «Mi dispiace che abbia lasciato la Roma visto che lui e io siamo simili, se non vinciamo siamo scontenti. Nel momento in cui Sabatini prende una decisione del genere, mi sento tirato in ballo: evidentemente non ho fatto abbastanza per convincerlo a rimanere. Sono sicuro che se la squadra avesse sprigionato tutto il suo potenziale in questo inizio di stagione Walter avrebbe cambiato idea. Invece non è successo. Evidentemente devo fare molto meglio, è la sua scelta che mi obbliga a crescere». Manda a questo proposito un messaggio a Radja Nainggolan, tra i più deludenti nell’avvio di stagione: «Ha vissuto un periodo al di sotto delle proprie possibilità, anche a causa di qualche problema fisico. Ora si sta allenando bene; per tornare ad essere quel calciatore forte di cui la Roma ha bisogno deve continuare sulla strada che ha intrapreso. Ci deve restituire quello a cui ci ha abituati e che recentemente è mancato».
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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