La Roma dei 12 titolari (gli 11 che hanno iniziato la partita di Udine, più Totti) chissà fino a quando basteranno. Anche perché i rinforzi non si vedono all’orizzonte e i giovani, da prendere all’estero, Spalletti non intende farli salire sulla giostra. «Quando ci saranno questi 40 giorni in cui dovremo giocare 11 partite, se non hai un numero di giocatori precisi per sopperire a quella quantità di incontri… Già giochi giovedì, ma poi devi rivincere anche la domenica. Senza scusanti. Sennò ti fanno un culo così». Lucio si accende. Ma non chiede. Forse perché sa di non poter avere quello che vuole. E ricomincia proprio dalla rosa incompleta, stesso copione della vigilia di Udinese-Roma. Ma almeno la prima del ciclo di 11 è in classifica: 3 punti. Ma ora ne restano altre 10 (9 sicure, più l’eventuale quarto di Coppa Italia). «Siamo riusciti a vincere a Genova e Udine. Ma se non ce la fai, sei una squadra di metà classifica». Il tour de force è appena cominciato ed è già il refrain di questo inverno: «In quelle partite lì dove arrivano giocatori che hanno dolori, si allenano così e così, lì devi avere sostituzioni. Se non si hanno va bene così, va fatta qualche forzatura e qualche prova. Se perdi quelle partite lì poi sei sesto e non va bene essere sesto. Faccio un’analisi per conoscenza corretta di quella che è la realtà».

NESSUNA SCOMMESSA – «Non è colpa vostra, ma ci sono società che appena sanno che c’è la Roma ti portano via il giocatore: è successo con Rincon» chiarisce Spalletti «Con Feghouli, appena ci siamo presentati, il prestito non si fa più. Perché poi se gioca bene alla Roma chi lo dà via per due lire in prestito gratuito che figura fa? Si cambiano le situazioni». E ammette: «Non riusciamo a prendere nessuno che sia di livello, non conta portare il ragazzino. E’ un giocatore in più che fai giocare, durante questa partita c’è stato un momento in cui ho messo Totti perché avevo bisogno di personalità e lui lo ha fatto. Poi metti il ragazzo, non sai come reagisce, senza averlo provato. Emerson li ha passati i tentennamenti in cui si è provato a buttarlo giù dal castelletto e invece è rimasto ritto, facendo vedere di essere un grande giocatore. Con gli altri non si può fare, perché siamo la Roma e bisogna portare a casa i tre punti: sennò mi aspettano all’aeroporto». I giovani, per ora, non gli garbano. «Il ragazzino non mi serve. Musonda non è facile da prendere e deve fare esperienza». «Bisogna essere sempre tosti» avverte Spalletti. Che apprezza il carattere della Roma spietata di questi tempi. «La strada è giusta, già da girone d’andata. La squadra è più quadrata. Anche qui abbiamo fatto la nostra parte, siamo entrati in campo con l’occhio a mezz’asta, subito a voler determinare il risultato e a portarlo a casa. Nella mentalità abbiamo fatto passi in avanti importanti, mantenendo ugualmente una buona qualità di creare comunque anche decisive. Ad essere pignoli, c’è solo quel momento nel secondo tempo, quando ho inserito Totti, in cui si poteva gestire meglio la palla senza concedere a loro delle ripartenze. Per quello che hai creato e per quello che è il risultato, è una partita in cui puoi anche riuscire a non soffrire quei momenti lì.».

CENTRAVANTI BUONO – Dedica il giusto spazio a Dzeko che ultimamente spreca troppe occasioni (rigore compreso): «A me sta bene così, ogni tanto è un giocatore molle, lui continua a coccolarsi quando fa due gol, invece ne poteva fare quattro. E’ un giocatore non cattivo che tende ad accontentarsi». Lucio non molla la presa: «Se ti capitano 3 occasioni e fai 4 gol sei stato bravo, se te ne capitano 3 e fai una rete e vinci, è chiaro però che non vai oltre quello che è il carattere su cui devi sempre stimolato. Poi sento: ‘Ma sei critico, anche oggi che ha fatto 2 gol’. No, è un dato di fatto. Uno deve esprimere qualcosa di più del suo massimo. Se è uno è al di sotto, ci resta anche se fa gol. Il rigorista lo scelgono i giocatori in quel momento lì. Tanti possono calciare, Dzeko il rigore lo aveva tirato benissimo a Reggio Emilia contro il Sassuolo dove De Rossi gliel’ha concesso. Se c’è un calciatore che vuole prenderlo, che fai dalla panchina ti alzi e dici di non batterlo».

(Il Messaggero – U. Trani)



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