Si può sorridere, anche dopo una sconfitta. Luciano Spalletti lascia a Roma lo sguardo nervoso della vigilia e nel post partita si presenta davanti alle telecamere con un altro umore. Ma come, eppure la Roma ha perso? E’ così, perché la prestazione della squadra è di suo gradimento e l’insuccesso brucia perché immeritato per tutta una serie di motivi e non solo tecnici. «Forse dovevamo essere un po’ più cattivi, ma non ho niente da rimproverare ai miei calciatori», sussurra Lucio nella pancia del Franchi, dove incontra vecchi amici fiorentini da cui si fa prendere in giro e con i quali scherza in nome dei vecchi tempi. Caloroso anche l’abbraccio con Paulo Sousa. L’occasione di agganciare il Napoli, però, è sfumata, Lucio non ne fa un dramma. «Nel calcio si può anche perdere perché ci sono ottime squadre come la Fiorentina, che in questo caso non ha rubato nulla, i miei ragazzi hanno fatto il loro dovere. Che settimana sarà ora? Ormai sono ventiquattro anni che faccio l’allenatore: diventa facile tutto. Mi dispiace perché abbiamo una buona squadra con potenzialità superiori a quelle mostrate stavolta. Questa sconfitta stavolta può essere il punto di ripartenza, anche se adesso siamo dispiaciuti. Dobbiamo sopportare e controllare il momento storto che stiamo vivendo in attesa che le cose migliorino».
LE SVISTE – Dopo i rigori concessi a favore della Roma e l’ironia dilagante sul web e tra i tifosi avversari/laziali, ecco che stavolta tocca ai giallorossi recriminare di brutto. A) Per il rigore non concesso per fallo di Tomovic su Dzeko. B) Per il gol subito, viziato da posizione di fuorigioco di Kalinic.
FISCHIETTI E VELENI – Partiamo dalla rete della vittoria viola, che brucia maggiormente. «I ragazzi ne hanno parlato, Szczesny l’ha raccontato, non vedeva la palla. Si vede anche senza lente d’ingrandimento. L’arbitro ha risposto che il giocatore era troppo lontano dalla porta, per cui non vale. Gli episodi, insomma, ci hanno punito. Il rigore? C’era, stavolta è tranvata, non un contatto, ma una tranvata…». Ora c’è il rischio che i direttori di gara, dopo l’episodio contro la Sampdoria, siano prevenuti nei confronti del bosniaco. «Non credo. L’arbitro deve controllare quello che gli succede davanti, non quello che è accaduto le altre partite. Parla la cultura che accompagna Edin, lui è uno che non si butta». Su Dzeko poi, il tecnico si dilunga per dare più in generale un giudizio sulla prestazione. Si ritorna a parlare di falso nove. Non se ne esce più. «Edin sta facendo bene, giocare con il falso nove ti comporta di giocare sempre allo stesso modo. Edin rende di più con una punta vicino? Noi non prendiamo i giocatori per score, non vi preoccupate riusciremo a migliorarlo. Cosa gli manca? Un po’ di ferocia fisica, se lui ci va un po’ arrabbiato nelle situazioni riuscirà a fare più gol perché a volte abbassa il livello di cattiveria per la fisicità che ha. Ha grande tecnica, ci puoi palleggiare, ci puoi fare la superiorità, è difficile trovare uno così poi però a volte abbassa il livello nei contatti fisici». Ovviamente non è solo Dzeko a dover migliorare. «Noi tutti dobbiamo fare grandi miglioramenti: per esempio uno come Salah mi aspetto che salti l’uomo due volte e poi quando entra la palla in area di rigore si deve fare più male agli avversari perché poi oggi la palla ce l’abbiamo portata dalle parti della Fiorentina, ma non siamo stati cattivi. Siamo andati vicino al gol anche con Nainggolan, su quel palo siamo stati sfortunati».
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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