Alla domanda «Andrebbe ad allenare la Juventus?», Luciano Spalletti risponde con onestà: «Io faccio questo lavoro, sono un professionista. Possiamo parlare anche di Fiorentina, Inter e Milan. Se continuerò ad allenare, io vado da tutte le parti». Il quadro che Spalletti dà è ineccepibile: si fa quel che si può, ma la squadra mi piace così. «Per quel che mi riguarda il mercato poteva anche non esserci, perché questa è la squadra che ho scelto, ed è forte. Noi non siamo nelle condizioni di dire: “Prendo questo o quello”. Per migliorarla bisogna investire somme che ora non possiamo investire. I nomi che fate sono corretti, ovvero Feghouli. Gli altri erano ipotesi che si sono raffreddate e quella più possibile è questa qui». Certo, Juve e Napoli si sono mosse con decisione. «Si sono rafforzate. Sono acquisti mirati. Rincon piaceva anche a noi».
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D’altronde un anno fa a Miami il presidente Pallotta non gli aveva promesso niente: «Io non ho chiesto nessuno. Non voglio che mi vengano fatte promesse. Trovo chiaro il messaggio dell’a.d. Gandini nei miei confronti, ovvero che la società si aspetta di vincere perché c’è tutto per vincere. Per poter continuare a meritare questa società bisogna vincere: se non vinco devo far posto ad un altro. Qui c’è tutto per farlo. I giocatori sono forti, lo dicono anche loro e io sono d’accordo».
«C’è bisogno di fare stadi nuovi, a cominciare da quello della Roma – conclude il tecnico -, Se un giapponese accende la tv e trova una partita inglese e una italiana e non sa di calcio, stai tranquillo che guarda quella inglese. Vorrei che togliessero le barriere e facessero tornare i nostri tifosi allo stadio. Calciatori e allenatori si possono sostituire, ma la loro passione no».
(Gazzetta dello Sport)
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