Luciano Spalletti, allenatore della Roma

«Ci resta l’obiettivo più importante: la classifica del campionato». Il futuro è ormai solo quello della Roma. Spalletti capisce che non è il momento di forzare la mano. Non parla più a titolo personale. Il finale, nel rapporto con Pallotta, sembra scritto. Non lo è quello del torneo: «Queste otto partite possono possono determinare il futuro del nostro club. Ci giochiamo moltissimo, la mia attenzione va tutta qui». Ancora di più dopo l’eliminazione di Coppa Italia. «Dentro la gara di Bologna c’è l’insidia che quella di martedì possa diventare una sconfitta difficile da superare». Così non pensa alla giostra su cui salgono e scendono i candidati per la panchina giallorossa, con Emery apripista straniero degli italiani da Sarri in giù e con Montella affacciato da Milano a lanciare qualche segnale distensivo E quindi di apertura. L’unico strappo del toscano è di nuovo su Totti. Sui 9 minuti concessi al capitano contro la Lazio: «Io mio ruolo è gestire lo spogliatoio e non la storia di Totti. Forse l’ho fatto giocare poco, oppure molto. Dipende dai punti di vista».

RETROSCENA FERRANTE Lucio va fiero per il raccolto in 18 mesi di campionato. «Possiamo aver sbagliato una partita, magari decisiva. Ma mai ci siamo fermati a lungo». La rosa, come già ha spiegato dopo il derby, non è più «la più forte mai allenata». «Ma bastava per giocarci le nostre competizioni. Chiaro non come la Juventus che, da una partita di campionato a quella di coppa, ha potuto cambiare otto giocatori. Ci sono capitate gare ravvicinate di un certo livello. In quei momenti cruciali, se i risultati sono stati questi, probabilmente è l’allenatore ad aver sbagliato scelte». Non su Gerson: «La società dovrà fare una riflessione a fine stagione. L’ho usato poco perché ho visto altri stare meglio di lui». E c’è chi, come Gerson, ha fatto la stessa visita a vuoto a Trigoria. Rivela Alexis Ferrante, 22 anni il prossimo 27 giugno, attaccante del Brescia: «Sabatini mi preferì a Belotti. Lui era un 93 e io ’95: una scelta anche dovuta all’età». L’italo argentino si presentò con il manager giusto: Capello junior. Il Gallo, centravanti titolare della Nazionale e capocannoniere della serie A insieme con Dzeko (23 reti), lo scorso 20 dicembre ha invece compiuto 23 anni. Con 100 milioni di clausola già addosso.

(Il Messaggero – U. Trani)



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