Luciano Spalletti a questa amichevole contro il San Lorenzo ci teneva. E non solo per le indicazioni che poteva trarre dal campo (la voglia di Iturbe, su tutte, ma anche la crescita di Paredes e il gol del giovane Keba), quanto piuttosto per le presenze sugli spalti: 13 mila scarsi gli spettatori, tanti bambini, un’atmosfera festosa dal primo al 90’: «Era importante – dice il tecnico a fine partita –, perché ridà il senso dell’unità e della compattezza, tutti insieme verso un unico obiettivo. Ed è questo quello che conta».
CENTROCAMPO OK – Dalle tribune al terreno di gioco (in pessime condizioni), Spalletti parla per la prima volta a mercato chiuso: «Noi dobbiamo reagire sempre, senza arrenderci alle prime difficoltà, su questo non ci sono dubbi. La società ha fatto il possibile, io sono a posto con la rosa che ho a disposizione, a volte ci sta di fare risultato e a volte meno, se subentrano situazioni incalcolabili o eccessivamente negative come gli infortuni contemporanei». Impossibile però non notare come la Roma, a centrocampo, sia corta, con De Rossi k.o., Gerson, Nainggolan, Florenzi e Strootman in nazionale, in questi giorni può lavorare con il solo Paredes: «Con tutta la rosa ho la possibilità di avere il giocatore in più, è chiaro però che ho bisogno di averli tutti e di farli ruotare. Inoltre, se avrò la possibilità di riportare Florenzi avanti non avrò mancanze a metà campo, può giocare sia lì sia nel tridente offensivo». La coperta corta, quindi, non lo preoccupa, nonostante ieri, tra infortuni e giocatori in nazionale, sia stato costretto a schierare una Roma a dir poco sperimentale: «Se i giocatori non giocano con continuità è inutile averne in esubero, li stimoli per uno o due mesi e poi si perdono al terzo, pensi di averlo e non lo trovi, sei amico solo se dai loro la maglia».
DE ROSSI E LA FASCIA – Nel giorno in cui per De Rossi arriva la gioia più grande, con la nascita del terzo figlio, anche l’amarezza per la stangata dell’Uefa (3 turni di squalifica, la Roma non ha intenzione di presentare ricorso), passa in secondo piano. Spalletti sorride, ma non arretra di un centimetro rispetto a quanto deciso qualche settimana fa e comunicato alla squadra: «Daniele sa che ci sono regolamenti, con me chi si leva la maglia paga dazio, perché se uno volontariamente va a farsi ammonire secondo me non ha senso. Lui per queste partite in cui è stato squalificato non avrà la fascia (altre due dopo il Cagliari, ndr) e lo accetta con la tranquillità e l’intelligenza del campione che è. Nello spogliatoio devono sapere che chiunque non ha il giusto rimbalzo di fronte alle situazioni, rimane un po’ indietro». A buon intenditor, dopo le tre espulsioni in questo inizio di stagione, poche parole.
(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli)
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