Al netto dell’ennesimo show inelegante contro la stampa – «Non sono sfigato e ho un raggiunto un livello di vita e professione per cui sono Spalletti, una sconfitta o la sfiga non mi determinano niente. Faccio l’allenatore della Roma, voi invece siete a fare psicanalisi a me, siete sfigati. Al posto di scrivere articoli sportivi ormai fate gli oroscopi. Ho detto che vedevo ombre? L’ho detto per prendervi per il culo» – ieri Spalletti si è lasciato sfuggire una frase che conferma come al momento si veda sempre più lontano dalla Roma. «Sto lavorando per lasciare una Roma forte fino all’ultimo giorno, è questa la mia imposizione e la mia ricerca». Parole inequivocabili. È pressoché scontato che alla prima occasione, probabilmente già oggi, il tecnico (che dovrebbe incrociare Pallotta allo stadio) replicherà che l’arco temporale non era riferito a questa stagione. Tuttavia il crescendo boleriano del suo atteggiamento rancoroso sembra sinonimo di chi si vuol togliere dei sassolini dalle scarpe perché consapevole che tra poco sarà altrove. Tra l’altro, conoscendo come pochi altri la piazza, ha trovato l’alibi perfetto per giustificare un probabile addio: la presunta avversione della stampa nei suoi confronti. La stessa stampa che da mesi si augura che possa rinnovare, ritenendolo dal punto di vista tecnico un’eccellenza.
RUSH FINALE – Spalletti invece ha deciso di imporsi un aut-aut («O vinco oppure vado via») che non gli aveva chiesto nessuno. E che sapeva già dall’inizio che sarebbe stato difficile rispettare. Perché se poi chiede «di essere giudicato dai risultati» – aspettando il ritorno della semifinale di coppa Italia dove ha la Roma ha già dimostrato in campionato di avere nelle corde la possibilità di segnare due gol alla Lazio – sinora converrà che non si può gridare al miracolo sportivo: eliminazione dai play off di Champions, fuori agli ottavi di Europa League e a tre partite di distanza dalla Juventus (-8). Per intenderci: il tanto vituperato Garcia, prima di essere esonerato (quinto a -7 dai bianconeri, primi in classifica), è arrivato due volte su due secondo in campionato e ha superato in un caso il girone della Champions. Quella che Spalletti non vuol farsi sfuggire in questo rush finale. Per questo motivo, annusando nell’aria il rischio di un possibile calo di tensione della squadra, rilancia: «Ai ragazzi ho detto che queste 4 o 5 partite possono determinare la volata. Se le vinci gli scenari possono cambiare». E chissà, ribaltare una decisione che sembra già presa.
(Il Messaggero – S. Carina)
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