Il presente anticipa il futuro. Il rendimento della Roma in campionato, arricchito dal successo spartiacque contro la Juve, deve essere la base di partenza per la squadra che verrà. Perché la recita in serie A, accompagnata da cifre inequivocabili, è stata da big. E, quindi, va separata dal percorso incerto fatto nelle coppe. Da provinciale. La differenza di comportamento è facilmente individuabile nella rosa numericamente male assortita per essere competitivi su tre fronti: Spalletti ha puntato solo su 14 giocatori, senza avere abbastanza ricambi nella fase cruciale di stagione. Soprattutto nelle partite da dentro o fuori, dove ha pagato l’usura e la stanchezza dei migliori. Il rimpianto dei punti lasciati per strada nelle 36 partite del torneo è inferiore a quello per il mancato completamento dell’organico. «Più dei soldi, è importante non comprare male». Il messaggio di Monchi, in attesa degli introiti della Champions, è agli atti e, aspettando la riapertura del mercato, da non sottovalutare. Il ds ne parlerà presto con Pallotta (confermato il suo arrivo per Roma-Genoa).
SALTO IN ALTO La classifica del girone di ritorno inquadra alla perfezione quanto ottenuto dai giallorossi: il Napoli ha raccolto 42 punti, la Roma 40 e la Juve 37. Solo Spalletti, insomma, ha viaggiato con continuità, lasciando gli alti e bassi ad Allegri e Sarri. Il 2° posto è la conseguenza del ritmo tenuto dall’inizio del torneo e, al tempo stesso, la prosecuzione del lavoro iniziato, dopo l’addio di Garcia, già nelle 19 partite di quello passato. Tra le 3 di testa, la Roma è la squadra che è andata più forte, con un incremento di 7 punti (solo 4 per il Napoli e addirittura -3 per la Juve). Così, a 2 giornate dalla fine, ha evitato che i bianconeri festeggiassero all’Olimpico lo storico 6° scudetto di fila e si è pure avvicinata alla capolista (-4). Il paragone con le ultime due annate in cui si è piazzata dietro alla Juve ne amplifica la crescita: nel 2014, dopo 36 giornate, 11 punti di ritardo e nel 2015 addirittura 16. Adesso, obbligata a vincere le prossime 2 partite contro il Chievo e il Genoa per avere la certezza di andare direttamente in Champions, può battere il record degli 85 punti di 3 anni fa, salendo fino a 87.
POSIZIONE FAVOREVOLE Il 2° posto, insomma, è meritato proprio per l’andamento nelle 36 giornate e certificato dall’attacco che, con 82 reti realizzate, è inferiore solo a quello del Napoli che ne ha segnate 86 e dalla difesa che, con 33 gol subiti, ha fatto peggio solo di quella della Juve che ne ha incassati 26. La Roma è seconda anche nella differenza reti (+ 49), dietro ai partenopei (+50), Sono, invece, gli scontri diretti a metterla davanti alle rivali: Spalletti, nelle sfide incrociate con Allegri e Sarri, è in vantaggio proprio per la differenza reti. In caso di arrivo a pari punti, si presenterebbe sul traguardo a braccia alzate.
BOLLINO QUALITÀ Il 3 a 1 del 15 ottobre al San Paolo e l’identico punteggio nella gara di domenica sera all’Olimpico possono fare la differenza nella volata. La Roma, nei 2 match, si è affidata al doppio play, cioè con Paredes accanto a De Rossi. La formula ha garantito equilibrio ed efficacia. Se contro il Napoli è stata decisiva la doppietta di Dzeko, contro la Juve ha inciso il ritorno al 4-2-4. Fuori il capocannoniere (27 gol in A e 37 stagionali), ecco risultato e gioco. Come l’anno scorso, con la formula senza centravanti. E che forse, guardando alle sbandate nelle coppe, andava riproposta ad inizio 2017. Spalletti, però, si tiene stretto il suo curriculum in campionato: 127 punti in 55 partite (media 2,3). Meglio che nella sua prima avventura a Trigoria (media 1,87). L’eredità è pesante almeno quanto il raccolto. Chissà se lo sanno Emery, Di Francesco e Paulo Sousa. «Straniero? Sarà molto bravo» l’identikit del candidato al trono, reso pubblico dal dg Baldissoni.
(Il Messaggero – U. Trani)
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