Per il Cesena è una bella vetrina, per la Roma un obbligo di riscatto. E non si tratta di calciomercato, stavolta. Quel capitolo si è chiuso ieri sera, con la soddisfazione di Spalletti limitata all’aver mantenuto la rosa, senza perdite dolorose. Oggi si torna a parlare di calcio giocato con la Coppa che per essere alzata al cielo richiede un numero minimo di vittorie: è la strada più corta verso il successo. Lo sanno bene i giallorossi, i più fortunati negli abbinamenti, anche a causa dell’inaspettata eliminazione del Sassuolo. Proprio in virtù del capitombolo della formazione di Di Francesco agli ottavi, Spalletti redarguisce la Roma: «Non facciamo l’errore che hanno commesso Empoli e Sassuolo, entrambe fatte fuori da Camplone, che già da calciatore era uno di quelli tosti. Troveremo undici giocatori che triplicheranno le loro forze contro di noi. Se non la prepariamo bene, faremo come gli altri. La differenza deve essere l’approccio». L’ossessione del tecnico toscano non è svanita dopo il ko di Genova: «Non si tratta di un modo di parlare o di pensare, ma di un modo di fare da applicare sempre. E più l’obiettivo si allontana più ti ci attacchi, perché è quello che vuoi con tutte le forze e tutto il cuore. Dobbiamo assolutamente rifare squadra dopo quello che ci e successo e vincere la partita. Mi aspetto la reazione giusta».
Le ferite sono ancora aperte, lo spogliatoio «spappolato» va curato con i tre punti e in questo senso arriva lo scudo di Spalletti a difesa dei più criticati, su tutti Vermaelen: «Avete scritto giusto, soprattutto di me, pero è sbagliato creare in un gruppo quelli che vincono e quelli che perdono. Nella squadra nessuno prende le distanze da quello che è accaduto, nessuno le ha prese. Non ci sono quelli che hanno vinto nella sconfitta: con me non funziona così. Thomas non è il solo colpevole, l’azione in cui prendiamo gol comincia dal portiere avversario e Muriel non salta solo Vermaelen, salterebbe chiunque. Non creiamo vittime. Per voi Dzeko era fuori della Roma, aveva smesso di giocare. Idem Juan Jesus, poi Emerson non era buono, Fazio era il marito della Littizzetto. Facciamo solo vedere che quello è stato un episodio, punto e basta».
Il Cesena ha il vantaggio di avere la testa libera da calcoli e pressioni che la Roma sente invece appiccicate addosso: «Sara una bella vetrina – ha detto Camplone – oltre ad essere un premio per i miei ragazzi, che sono stati bravi e fortunati ad arrivare fino ai quarti: non capita tutti i giorni di giocare una partita di Coppa Italia cosi importante. Noi non abbiamo nulla da perdere». Spalletti esulta più che altro per non aver perso i pezzi pregiati nella finestra invernale di mercato: «Un po’ di energie ce le ha tolte, ma sono rimasti tutti e a me sta bene cosi. Ho scelto questa squadra, che fortissima, e la porto fino in fondo. Non abbiamo perso niente nei confronti delle altre, la differenza e una sola ed è la peggiore: i 3 punti persi a Genova».
Con Paredes aveva chiarito le cose un paio di giorni fa: «Gli ho chiesto se voleva andare via e lui mi ha detto di no. A volte succedono cose anche contro la volontà di alcuni. Manolas scontento? Non gli ho fatto giocare una partita e la reazione deve essere che vuole andare via? Ci sono scelte da fare nella formazione e ci sono tre soluzioni sempre: la mia, la tua e quella giusta. Poi il giocatore deve essere abituato a sapere che può giocare o no. Per Manolas rimane il valore e la stima che ho. Per me va in campo a guidare la difesa come sempre». Sara infatti mini-turnover contro il Cesena: «Se pensiamo a far giocare chi deve fare esperienza e poi ci sbattono fuori da un quarto di finale, con una semifinale contro un avversario fortissimo, e la possibilità di giocare la finale all’Olimpico…». Roma, non fa la stupida stasera.
(Il Tempo – E. Menghi)
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