Alla fine della rimonta fallita Luciano Spalletti se ne è andato via subito a testa bassa, non prima di aver però attaccato la stampa: «So che qui a Roma non mi sopportano, mi hanno fatto tre note, io mi difendo. Noi vincemmo 7-1 (in realtà 7-0, ndr) con il Catania e scoppiò un casino, l’Inter ha battuto l’Atalanta con lo stesso risultato e solo complimenti. Qui non si riescono mai ad avere i meriti che ci spettano». Prima di arrendersi, però, Spalletti le aveva provate un po’ tutte: gli esterni di fascia superoffensivi, Fazio centravanti e anche la carta della disperazione, Francesco Totti, sperando in una giocata delle sue. «Ma nessuna recriminazione, forse sono io che porto sfiga a Roma – dice il tecnico della Roma –. Siamo fuori perché nella somma delle due gare paghiamo qualche ingenuità. A volte non abbiamo il mestiere che serve in queste partite, ci perdiamo, come nel secondo tempo di Lione. Ma la squadra ha fatto una grande partita, meritava di più. Anzi, meritava di passare il turno, ci è mancata solo un po’ di fortuna, non è giusto».
Ed allora, forse, a mancare sono stati gli uomini che dovevano essere decisivi e cioè i due attaccanti, Dzeko e Salah. «Ma questo fa parte delle cose, con alcuni giocatori devi accettare i saliscendi di rendimento. È ingeneroso criticare Edin, lui ci ha portato fin qui. E Salah può far di più, con le qualità che ha». Ora la Roma deve ripartire. Subito. «Da questa prestazione, anche se in alcuni momenti siamo poco furbi nelle valutazioni. Lì perdiamo qualcosa, soprattutto nelle palle decisive. Forse nelle tante partite qualche cosa ho sbagliato anche io, potevo fare delle scelte diverse. Molto ha pesato un gruppo di partite così importanti e così ravvicinate. Ma la squadra complessivamente ha fatto bene, ha sbagliato un pezzo di partita a Lione e forse con il Napoli. Anche il derby non è tutto da buttare».
(Gazzetta dello Sport)
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