Come tornare alla casella di partenza. La Roma ha buttato via in due partite scellerate un lavoro lungo otto mesi agli ordini di Spalletti e adesso si chiede come e da cosa ripartire. Le risposte immediate ha provato a darle il tecnico. Dopo una notte passata a Trigoria a tormentarsi sugli errori commessi in campo con il Porto, il brivido del terremoto a rendere il tutto ancor più surreale, Spalletti si è riunito con i dirigenti e ha aspettato la squadra nel centro sportivo. Con l’allenamento in programma alle 18, c’era tutto il tempo per buttar giù un discorso poi riferito al gruppo. Il toscano si è detto «orgoglioso» di quanto la squadra ha fatto finora e del percorso compiuto per giocare il preliminare. «Ora – ha ricordato ai giocatori – abbiamo l’obbligo di ricostruire quanto abbiamo perso martedì. Il dolore di questa sconfitta resterà dentro il gruppo per un po’, utilizziamolo come come motivazione: è un avversario che possiamo battere solo lavorando sodo sul campo». Poi ha sottolineato dei dati del doppio confronto col Porto giocato per circa 140 minuti in inferiorità numerica, «ma non ci sono scusanti e pretesti, ce la siamo cercata»: in undici contro undici i lusitani hanno fatto un solo tiro in porta, con un uomo in meno 13 contro i 18 tentativi dei giallorossi. Adesso – l’ordine di Spalletti – ci sono subito una serie di partite per ricostruire «una traccia importante in questa stagione». Compresa l’Europa League, con Fazio che ha ricordato ai compagni che quanto possa diventare una competizione gratificante avendola vinta due volte col Siviglia.
La retrocessione nella coppa minore costa alla società almeno 13 milioni: è il valore stimato considerando il premio «paracadute» dell’Uefa da circa 10 milioni e l’abbassamento dei costi (non vanno pagati premi ai calciatori e bonus alle società ove inseriti nei contratti) che compensa in parte la perdita di ricavi. Non sarebbe stata comunque una Champions ricca come quella dello scorso anno da quasi 70 milioni, visto che la Roma, da terza italiana qualificata, avrebbe incassato solo il 15% del market pool dei diritti tv. Ai 13 milioni vanno aggiunti quelli in meno che saranno incassati al botteghino, con tre partite del girone di Europa League certamente meno allettanti di quanto potevano essere le sfide di Champions. Domani i giallorossi conosceranno le avversarie nel sorteggio di Montecarlo, in cui partiranno al 99% in seconda fascia. L’uscita dalla Champions penalizza anche i piccoli azionisti: ieri il titolo del club ha perso in Borsa l’8,89%.
Ma il vero danno è sportivo. Una mazzata durissima e in linea con l’andamento disastroso della squadra in Europa da quando la società è passata agli americani: su 22 partite giocate nelle due coppe la Roma ne ha vinte appena 3, subendo 46 gol contro i soli 25 segnati. Un altro numero è impietoso: per De Rossi è la 14ª espulsione in carriera, 12 delle quali con la Roma e altrettante per «rosso» diretto come quello di martedì. Un fallo non intenzionale ma durissimo che è costato a Maxi Pereira una ferita lacero-contusa con una profonda lussazione del tendine tibiale posteriore. Dopo aver ricevuto le scuse di De Rossi direttamente all’Olimpico, l’uruguaiano del Porto è tornato in carrozzina ed è stato operato: starà fuori almeno due mesi. I dirigenti, ai quali presto si aggiungerà il nuovo Ceo Umberto Gandini in uscita dal Milan, non hanno voluto infierire sul centrocampista: nessuna multa prevista. Ora spetta a Spalletti recuperare psicologicamente De Rossi, vedremo se facendolo giocare dal 1’a Cagliari domenica. L’unico sorriso di giornata glielo ha dato Florenzi, tornato regolarmente in gruppo e pronto a scendere in campo in Sardegna insieme ad El Shaarawy. Inizia una nuova rincorsa. L’ennesima.
(Il Tempo – A. Austini)
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