La storia di Spalletti e la Roma sembra riprodurre un grande classico: ti amo, ma ti lascio. O meglio: ti lascio perché ti amo. L’«innamorato» Luciano non scioglie i nodi sul futuro dopo la vittoria al Bentegodi che proietta la squadra a -1 dall’illusione scudetto e a +1 sul Napoli, in una realtà che si chiama Champions. Avrebbe un nome più altisonante se gli 87 punti potenziali (battendo il Genoa sarebbe un record peri giallorossi) bastassero per alzare un trofeo: «Vincerle tutte è quasi impossibile. Non abbiamo da recriminarci niente, soprattutto in campionato. Volete che vi faccia l’elenco delle squadre che in Europa non arrivano seconde? – attacca l’allenatore – Manchester United e Manchester City in Inghilterra. Per quelli che stanno contro la Roma è un fallimento il terzo posto, ma noi andiamo oltre. C’è da rimanere concentrati, dopo il “Chievo- rombo” il prossimo obiettivo si chiama “3-5-2 Genoa.”Ci siamo ricreati la felicità, ora dipenderà da noi, ci sarà l’Olimpico pieno, una festa per salutare la squadra e sarà difficile per chi verrà a giocare».
Il problema ambientale è un fardello pesante: «A Roma in un gol cambia tutto. La squadra diventa incredibile e poi di brocchi, come li vogliono far passare, invece sono persone serie, che hanno perso delle partite sanguinose, hanno un carico da sopportare e se lo sono messo sulle spalle». Una rete cambia il giudizio sul giocatore, in una settimana cambia il pensiero dell’allenatore, che a fasi alterne ha aperto o chiuso spiragli sul domani nella capitale: «Basta collocare le dichiarazioni nella tempistica giusta, se ne prendiamo una di 10 domeniche fa ora diventa non corretta. Quella fatta alla vigilia era prima della partita, ora se ne può fare un’altra». Non la fa, lascia il discorso in sospeso, ma rivela che «il tecnico bravo non fa danni, io ne ho fatto qualcuno di più di quelli bravi. Dei miei calciatori sono innamoratissimo, a qualcuno qualcosa ho dovuto dire, ci sono i ruoli».
Pallotta aspetta il verdetto dal toscano nel prossimo weekend, quando sbarcherà a Roma: «Avremo modo – ha dichiarato il dg Baldissoni nel pre-partita – di sederci per programmare la prossima stagione. Non sono gli allenatori a chiedere garanzie alle società, sono le società a scegliere gli allenatori. Con Luciano siamo d’accordo di rinviare il discorso a fine stagione. È troppo importante quello che ci stiamo giocando:il secondo posto non è un trofeo, ma conta tantissimo per noi. Totti? Si diverte a tenere alta la tensione, ma stiamo preparando una bella festa». Che sarà preceduta da quella bianconera, checché ne dicano i sognatori: «Il campionato lo vince la Juve e il merito è soprattutto di Allegri», è la sentenza di Spalletti. Innamorato sì, illuso no.
(Il Tempo – E. Menghi)
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