A essere scaramantici, c’è da pensare che Luciano Spalletti incroci le dita e speri che vada a finire diversamente. Perché undici anni fa, nella sua prima gara all’Olimpico alla guida della Roma gli toccò proprio la sua Udinese, quella che pochi mesi prima aveva condotto fino ai preliminare di Champions. La stessa Udinese che ritroverà oggi pomeriggio (ore 18) e che inaugurerà il vero Spalletti 2.0, quello che ha rimodellato la Roma dal via. Undici anni fa, era l’11 settembre 2005, l’Udinese gli giocò però un brutto scherzetto, vincendo 1-0 con gol di Muntari. E di coincidenze rispetto a quella partita ce ne sono almeno due: anche allora l’Olimpico perdeva gente e spettatori (ma oggi non si arriverà neanche ai 36mila di allora), con le polemiche per i biglietti nominali e i tornelli appena introdotti dal decreto Pisanu; e quell’Udinese lì aveva appena strappato il pass ai gironi di Champions eliminando ai preliminari una portoghese, lo Sporting Lisbona. Ecco, a voler essere scaramantici magari l’aspetto positivo è questo. Anche se, conoscendolo, Spalletti non baratterebbe la sfida di stasera per il ritorno con il Porto. Meglio vincerle entrambe…
LA POLEMICA – Spalletti si è reso conto che la Roma non è ancora perfetta e allora dove non riesce ad arrivare il campo, arriva la dialettica. Così ieri ha optato per il profilo alla Conte, puntando il mirino sui giornalisti. Prima con un’iperbole volta a nascondere la mancanza attuale di un «ragionatore» a centrocampo, cercando di mettere in un angolo le vedove di Pjanic così: «Abbiamo Strootman e Paredes, entrambi sono più forti di Pjanic. Siamo a posto, visto che con Peres possiamo spostare in quel reparto anche Florenzi (e nei convocati di ieri ci è finito anche Perotti, ndr). E sotto l’aspetto della qualità c’è anche Gerson, che però deve ancora calarsi nel nostro calcio». Poi con il riferimento molto più diretto alle pagelle di Porto-Roma, secondo il tecnico troppo severe: «Mario Rui mi ha portato i giornali portoghesi, hanno messo una sola insufficienza alla Roma, qui ne leggo 5. Se conto le occasioni, la partita l’avevamo vinta. Ma il comportamento di un nemico sincero è una qualità che apprezzo», chiude con un pizzico di sarcasmo. Non si sa però quali giornali abbia letto Mario Rui, visto che il più autorevole, A Bola, di insufficienze ai giallorossi ne ha messe 7 (4 a Vermaelen, 5 a Fazio, Perotti, Palmieri, Alisson, Florenzi e Juan Jesus). E anche per Record sono state addirittura otto.
LA SFIDA – E allora meglio pensare alla sfida di oggi, una gara che non sarà comunque semplice. «L’Udinese è brava a prendere giovani fenomeni, ne hanno tantissimi. Ma non ha più Di Natale, senza di lui perde qualcosa. So però quello che sa trasferire Iachini ai suoi, sarà una squadra forte e preparata». Per batterla la Roma cambierà qualcosa rispetto a Oporto: dovrebbero andare dentro El Shaarawy, Paredes, Bruno Peres e forse anche Szczesny: «Lui ed El Shaarawy meritavano di giocare anche in Portogallo perché sono tra quelli che ci hanno portato lì, che sono stati bravi a ribaltare le cose quando sono arrivato. Noi non abbiamo la responsabilità degli eventuali mancati introiti della Roma, ma il merito di aver creato la possibilità di giocare il playoff. Bruno Peres? Oggi comincia a pedalare, può giocare anche da quarto di difesa. E a destra ci può andare anche Emerson, in attesa poi che torni Rüdiger che può fare il terzino. Noi comunque le vogliamo vincere tutte». Sarà importante iniziare già da oggi.
(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)
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