Un salto in avanti. Di mentalità, innanzitutto. Spalletti s’e messo in testa di cambiare lo spirito della Roma e, a forza di tentativi, pare stia ottenendo qualche risultato. Ma tutto si dissolve in fretta e oggi a Bergamo c’e una di quelle prove da non sbagliare. Si annuncia tutt’altro che una passeggiata in casa dell’Atalanta, che ha vinto le ultime quattro gare e sei su sette in totale: servono tre punti per rispondere alla Juventus che continua a vincere. E pure al Napoli, il rivale più serio tra quelli che inseguono. Il tecnico vive con grande ambizione la sfida a distanza con Allegri, che ha fissato un obiettivo per i bianconeri: restare in testa alla classifica a Natale nonostante i bianconeri giocheranno una partita in meno causa Supercoppa. «Non ci avevo pensato – dice Spalletti ironico – però mi ha dato uno spunto. Se Allegri assegna i compiti noi dobbiamo imitare la Juve e fare come loro. Vincere lo stesso numero di partite, nel medesimo modo. Se riusciamo a copiarli ci manca poco per raggiungere quel livello, altrimenti la strada è lunga. Bisogna usare il mestiere che hanno per portare a casa alcuni risultati, la bravura nel cogliere l’attimo: sono bravi a fare questo, invece noi dobbiamo sempre essere bellissimi per vincere».

La differenza, in fondo, è tutta qui. Ma i segnali del ciclo precedente all’ultima sosta hanno mostrato una crescita costante. Guidata da alcuni singoli: «De Rossi è uno di questi – sottolinea l’allenatore – un giocatore importante che dobbiamo continuare a stimolare per tenerlo alla stessa condizione. Ora lavoriamo in maniera seria e i giocatori hanno pensieri più corretti per quanto riguarda l’obiettivo futuro: Daniele sta dentro queste considerazioni». Con Dzeko, invece, Spalletti non molla il bastone. «Quando è stato espulso in nazionale non ha ottenuto il massimo da quell’episodio, ha fatto vedere che il suo tallone d’Achille è ancora questo. Deve imparare qualcosa nell’atteggiamento e nella scelta del momento». Da un capocannoniere che non è abbastanza «cattivo» a un terzino ingenuo nella vita privata, Bruno Peres si è beccato la giusta ramanzina del tecnico dopo l’incidente in auto fatto all’alba. «Era più arrabbiato lui di me – racconta il toscano – poi qualcosa da dirgli ce l’ho perché abbiamo la responsabilità dell’immagine della Roma e farci beccare in un momento sbagliato non è un bel segnale per il nome che portiamo».

Quanto al suo contratto, Spalletti continua a posticipare il problema. «Un rinnovo bisogna meritarselo con le vittorie. La società è già soddisfatta? C’e anche la mia valutazione, a volte la Roma ha fatto contratti lunghi ad allenatori che ha poi mandato via dopo poco e ha dovuto continuare a pagare: non mi sembra corretto». Ogni riferimento a Rudi Garcia (non) è puramente casuale. Ma Luciano ha scelto la strada opposta. «Voglio aiutare i dirigenti a non sbagliare. Se dopo 12 partite di campionato si deve già dire che abbiamo ottenuto un risultato è un messaggio errato. La valutazione obiettiva sarà fatta alla fine, poi è giusto che la società si organizzi a prevenire tutto. E infatti ha già iniziato a guardare giocatori per il futuro. La Roma è in crescita continua, è evidente che stia lavorando seriamente per dare più struttura al club». Andarsene cosi presto sarebbe un peccato. O no? Lo sa solo Spalletti.

(Il Tempo – A. Austini)



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