Un sorriso mai visto prima e il pallone della partita sotto braccio: «Lo porto a casa per Una, mia figlia. La tripletta è dedicata a lei». Papà Dzeko si è scatenato e non smette più di stupire: «Ma per me – giura – non è una sorpresa. Sono stato sempre cosi, anche se l’anno scorso non era andato benissimo. Voglio dimostrare ancora di più». Più di capocannoniere della Serie A e, da ieri, anche dell’Europa League. Grande non è stato solo lui, ma la Roma tutta all’ex Madrigal: «Siamo stati fantastici. Dietro non abbiamo concesso niente, davanti 4 gol…Non è finita, abbiamo altri 90 minuti da preparare bene». Il Barcellona lì ha fatto una fatica incredibile ed è passato al 90′ con una magia di Messi: «Anche noi qualche volta lasciamo punti per strada in Serie A contro le piccole squadre».

Un difetto da correggere, e non il solo, secondo un critico Spalletti: «Passi in avanti li abbiamo fatti, ma ancora c’è da lavorare. Perdiamo troppi palloni, quelli riconquistati non li rendiamo nostri fino in fondo, restano di nessuno. Ogni palla persa sono metri di fatica per la squadra. La Roma aveva bisogno di avere una spina dorsale forte, che sta crescendo, da Fazio passando per Strootman fino a Dzeko. Siccome abbiamo un rapporto particolare con le partite in Europa, spero che questa vittoria ci dia la convinzione che ci voleva». Applausi e consigli per Dzeko: «Lui se le sente addosso le responsabilità e quando le cose non sono andate ci stava male. Ha personalità, deve trovare equilibrio e diventerà fortissimo». Per il trionfo finale si candida timidamente: «Non ci tiriamo indietro, siamo riusciti a fare 7 risultati utili consecutivi in Europa e non ci eravamo mai riusciti. Ci prendiamo il carico di tentare di vincere, ma basta una cosa che va storta a metterti ansia o confusione perdi le linee guida. Da troppi anni succede così, bisogna stare attenti».

De Rossi si auspica di giocare sempre su campi cosi perfetti, perché «aldilà degli stadi nuovi da fare e delle barriere, questa cosa dovrebbe essere garantita da una regola, sennò giochiamo a biliardo con le buche ovunque e posso vincere anch’io». Il centrocampista era stato uno dei primi a fare da scudo a Dzeko: «Ai tifosi devono insegnare a non dare dei giudizi affrettati. Edin un campione e non poteva essere un brocco… Andrebbe coccolato». Capitolo rinnovo: «Mi sa che hanno perso il mio numero …Ho 33 anni, la Roma ha delle priorità e a livello personale vivo la cosa serenamente, non come un assillo. Cinque anni fa mi chiamavano dall’estero, ora neanche qui in Italia (ride, ndc)». Una telefonata l’ha fatta all’amico Florenzi: «L’ho sentito per primo, si stava allenando con papà ed e calato un velo di tristezza mentre ero alla festa di mia figlia. Quando una ricaduta (e qui conferma la diagnosi, ndc) capita a chi non conosci, se succede ad un amico tuo ti straccia il cuore». Piccolo problemino anche per Rüdiger, ma nulla di grave: oggi pomeriggio alla ripresa degli allenamenti, dopo il ritorno alle 4 di none, sarà verificato.

(Il Tempo – E. Menghi)



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