Le lancette scorrono e la resa dei conti diventa inesorabile. Dopo il viaggio romano di Pallotta e una sosta per le nazionali servita anche per rimandare domande e conseguenti risposte, Luciano Spalletti scopre l’ultimo capitolo legato al suo futuro. La fretta della società nel conoscere le intenzioni del proprio tecnico verrà probabilmente cancellata nel giro di pochi giorni, senza il pericolo di dover attendere ulteriori conferme sulla crescita di personalità e atteggiamento da parte della squadra. Il futuro di Spalletti infatti passerà soltanto da un’unica condizione: «Se non vinco non rimango e vincere vuol dire conquistare un titolo. L’ho sempre detto, dall’inizio dell’anno».
Dopo l’uscita dall’Europa League una corsa sempre in salita nel cercare di diminuire il distacco dalla Juventus capolista in campionato, il verdetto di quella che sembra essere l’ultima possibilità di alzare un trofeo arriverà martedì prossimo, quando la Roma sarà chiamata all’impresa di rimonta nel derby di Coppa Italia. I paletti fissati da Spalletti sembrano però soltanto nascondere i dubbi trascinati dall’inizio dell’anno, legati a difficoltà ambientali e qualche incomprensione gestionale registrata sotto il corso Pallotta. Una situazione che non ha trovato nuovi punti di accordo neanche nei brevi colloqui andati in scena durante la permanenza nella capitale dello statunitense. La sostanza quindi non è cambiata, almeno secondo il tecnico: «Abbiamo parlato di tante cose, quando si va a cena con il presidente è così. Per me è stata l’occasione di dirgli di persona quello che ho sempre detto a voi – continua Spalletti – C’è stata la possibilità di esprimergli quello che è il mio pensiero, che è sempre stato lo stesso da quando sono qui. Quello che mi ha detto bisogna chiederlo a lui, non vado a fare la spia, non sono uno spione».
In attesa di sciogliere il nodo cruciale per la costruzione tecnica della prossima stagione, l’allenatore toscano proverà comunque a non allentare la tensione all’interno dello spogliatoio, dettando a fatica le priorità rivolte soltanto alla sfida di campionato con l’Empoli in programma stasera all’Olimpico. Senza la voglia di fornire indicazioni sulle scelte che inevitabilmente riguarderanno anche la successiva e imminente sfida con la Lazio: «Il ritorno e la fatica accusata dai nazionali andrà valutata, così come le condizioni fisiche di Grenier, che ha superato da poco un problema al ginocchio. Però se non pensiamo all’Empoli allora rischiamo di preparare male anche il derby. Il fattore positivo è che mi dicono di un possibile ritorno dei tifosi in sud. La Curva mi è mancata in questo periodo e me la gusterò, ogni volta che la palla andrà fuori mi girerò verso di loro». Inutile cercare di tornare sugli aspetti extra campo, come il futuro approdo in giallorosso di Monchi: «Il mio direttore sportivo è Ricky Massara – chiude Spalletti – secondo me bisogna avere rispetto per quelli che hanno lavorato bene. Di Monchi ne ho sentito parlare, mi dicono che è un grande professionista, ma l’ho letto soprattutto sui giornali». Ieri nel frattempo il ds spagnolo ha salutato definitivamente il Siviglia: «Non ho ancora firmato per nessuna società, ma è vero che sono andato a Londra per ascoltare la proposta della Roma».
(Il Tempo – A. Serafini)
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