Non gli piaceva l’idea di aggiungere al suo vocabolario il termine paura, ha dovuto inserirne uno peggiore: resa. Spalletti si iscrive all’albo degli sconfitti e sembra di sentire il Garcia versione maggio 2015, quello del «siamo i primi del nostro campionato, la Juventus è fuori concorso». Francese e toscano parlano la stessa lingua adesso, il ko casalingo con il Napoli ha «spaccato» la classifica e resta solo la consapevolezza di una missione fallita: «Bisogna essere realisti: se i bianconeri vincono a Udine, da durissima diventa quasi impossibile. E il nostro scudetto sarà il secondo posto. Quando esci battuto da questi scontri diretti – afferma il tecnico – si ribaltano le situazioni di entusiasmo e morale. C’è da giocare e ragionare nella maniera giusta, rendersi conto della situazione reale». Una presa di coscienza che sposta l’ossessione della vittoria verso altri obiettivi, o altri lidi. La negazione del massimo premio è una brutta batosta con cui convivere, i dirigenti insistono nella convinzione che un trofeo si possa ottenere e sul futuro di Spalletti, legato proprio alla realizzazione di quell’ossessione, non sembrano avere fretta: «Ne parleremo a fine stagione, quando le cose saranno più chiare. Speriamo – confida il ds Massara – di continuare con lui, ama la Roma e ci sono i presupposti per andare avanti insieme. Vogliamo vincere qualcosa quest’anno». Gli fa eco il dg Baldissoni: «Avere o non avere un rinnovo oggi con Spalletti non cambia nulla: dormiamo sereni».
Si è svegliata tardi, invece, la Roma ieri: «Loro sono stati più bravi nella velocità del far girar palla, specie nel primo tempo. Noi – analizza il tecnico – non siamo riusciti ad alzare i ritmi. Nella ripresa tutta un’altra partita, nel risultato c’è anche un po’ di casualità». Non è la stanchezza il male della squadra per Spalletti: «Non siamo stanchi, ma poco coraggiosi. Il Napoli è sempre lo stesso contro chiunque, noi dobbiamo mettere a posto le cose veloce mente e ripartire. Ci vuole calma, impegno e serietà. Per un’ora abbiamo corso e loro giocato a calcio, nell’ultima mezz’ora al contrario abbiamo creato delle situazioni per pareggiare la gara». Nessun alibi per i calciatori e nemmeno per se stesso: «Non c’è possibilità di averne, ci aspettano partite importanti. Quello che arriva con gli occhi bassi non trova riscontri con me. Perché non Salah dall’inizio? Tutta colpa mia». Anche i più brillanti sembrano aver smarrito un po’ di luce tra il derby e il Napoli: «Ci sono cose da mettere a posto, anche Fazio che solitamente ha più qualità è riuscito meno a fare il suo. C’è stata imprecisione nello smistare i palloni e poca volontà di mettersi bene e ricevere il pallone. Dobbiamo ridurre il modo di pensare mentre la palla viaggia. L’anticipazione delle giocate e il coraggio di farla senza delegare all’altro. Così non si vince contro nessuno». Il morale è basso, ma ora «ci sono le professionalità da portare avanti, ci diciamo le cose vere andando dentro il problema per trovare le soluzioni corrette». Per non lasciarsi scappare il secondo posto che ora vale come uno scudetto: «La differenza tra noi e il Napoli si è ridotta: 55-60% per noi e 40-45% per gli azzurri. È la distanza di una partita, ma ha un valore».
(Il Tempo – E. Menghi)
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