È bufera. Lo stato di calma apparente, riportato da una vittoria, che fino a due minuti dalla fine era cosa fatta, si frantuma davanti allo stacco di Marco Sau davanti ai giganti giallorossi. Piccola e fragile, incapace di ammazzare la partita, confusa e infelice. Questa è la Roma oggi, ancora sconquassata dopo la sconcertante uscita dall’Europa più nobile. Il presidente James Pallotta la prende male: «Abbiamo buttato via due punti», dice senza mezzi termini.
PERSONALITA’ – Il tecnico Luciano Spalletti invece la prende ancora peggio, basterebbe riguardare le immagine e la sua espressione al fischio di Mazzoleni. Il suo umore è nero e non potrebbe essere altrimenti: «In alcuni momenti siamo stati ancora fragili, in altri più forti. Sicuramente non abbiamo ancora raggiunto l’equilibrio, la tranquillità. Può sembrare scarsa personalità. Il Porto non deve essere una scusa: se non reagiamo abbiamo già finito di giocare. Peccato perché abbiamo avuto tante occasioni, ma se sbagli le cose più semplici, quando arriveranno quelle difficili, sarà ancora più dura. Soprattutto considerato l’alto livello dei giocatori che ho a disposizione. Dobbiamo registrarci e allinearci al nostro modo di stare in campo e ai nostri obiettivi. Ma alla fine è l’allenatore quello che ha più colpe di tutti. Mi piace poco l’abbatterci quando perdiamo palla». È successo spesso ieri col Cagliari che ha pressato e aggredito molto di più. E soprattutto ci ha creduto con un coraggio incredibile.
FASCIA – Da oggi la Roma deve interrogarsi, deve lavorare su se stessa: «Dobbiamo trovare equilibrio mentale, bastano poche difficoltà e vengono tutti piedini corti, 36 o 37». Lo shock della scoppola col Porto non è stato superato e forse Spalletti ieri ha aggiunto del suo degradando in un momento così delicato Daniele De Rossi. Da capitan futuro a centrocampista senza portafoglio, con fascia di capitano affidata a un altro romano, ma ben più giovane di Daniele, Alessandro Florenzi. Che la portò per la prima volta da titolare Il 28 ottobre 2015 con l’Udinese e la indossò storicamente nell’ultimo derby del 3 aprile. Non per demeriti altrui, ma per le assenze del vero captano Francesco Totti e dello stesso De Rossi. Oggi De Rossi, il cui futuro a fine stagione sarà quasi certamente lontano da Roma (prende sempre più consistenza l’ipotesi americana) , è un calciatore delegittimato. E questo contribuisce a non dare serenità a uno spogliatoio che cerca di ricompattarsi. L’abbraccio di squadra totale davanti alla panchina dopo ogni gol è sembrato un sintomo di unità tra i giocatori romanisti. Spalletti stesso pensa che questa unità ci sia eccome: «La fascia a Florenzi? Abbiamo un’etica tra di noi e siamo uniti e lo stesso De Rossi è d’accordo su questo regolamento. Non so se vale solo per questa partita, dipenderà dalle sanzioni che verranno fuori. Daniele è il più dispiaciuto di tutti ma capisce questo regolamento». Basterà l’imminente terza paternità con l’amata Sarah a fargli tornare subito il sorriso?
(Gazzetta dello Sport – F. Velluzzi)
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