Lucio è tornato a Roma con un solo obiettivo: non arrivare più secondo. Vincere, da queste parti, non è «l’unica cosa che conta», ma è l’unica cosa che non c’è. E pure da un bel po’. Unisci l’esigenza di Spalletti, quella della piazza, poi c’è tutto, come direbbe Umberto Gandini, ad della Roma. Invece no, qualcosa manca (è mancata) sempre, altrimenti sarebbero arrivati risultati importanti con maggiore frequenza. Spalletti, usando l’occhio a mezz’asta (cit proprio Spalletti) ha guardato chi in Italia ha fatto il cannibale e ha indicato la strada maestra. «Siamo in un momento di cambiamento: non ci garba più essere belli, ci piace essere vincenti», parole e musica del tecnico di Certaldo appena dopo la più brutta vittoria della sua gestione, 27 novembre, Roma-Pescara. Roma-Pescara, sì. Contro la squadra che ha nove punti sporchi in classifica. Stesso refrain anche nel post Empoli, dove (forse) questa Roma avrebbe vinto. Quella bella, invece, è stata fermata sullo 0-0. Teorie, per carità, ma figlie di una situazione che, come sostiene Spalletti, doveva cambiare ed è cambiata.
MAKE A CHANGE – La sua Roma è sempre stata bella, bellissima, piaciona, spesso anche bambina, è stata una squadra poco concreta, che a volte subiva rimonte di troppo e, sul più bello, si vedeva passare avanti qualche competitor. Abbaiava, senza mordere. «Noi facciamo sempre le cose per essere bellissimi e poi perdiamo ordine, la facciamo troppo facile. Bisogna imparare a vincere le partite anche quando non siamo belli», il suo ultimo cavallo di battaglia. L’anno nuovo – complice anche la sconfitta allo Stadium – è cominciato con la conferma di questo pensiero e con qualche fatto in più: due vittorie in trasferta, su due campi complicati come quello di Genova e Udine. Alla vigilia della sfida di Marassi, Lucio ha fatto di nuovo riferimento proprio al cannibale, ovvero alla Juventus. E lì c’è stata la certezza che anche la squadra stessa stava metabolizzando certe direttive. «Vincere come fanno loro, avere gli stessi obiettivi. Dobbiamo essere come la Juve se vogliamo raggiungerli. Serve il mestiere che hanno loro nel portare a casa alcuni risultati e la bravura di cogliere l’attimo a saper valutare bene il momento importante. Noi dobbiamo consolidare quanto visto nell’ultimo periodo, perché per vincere la Roma ha bisogno di essere bellissima per portare a casa i tre punti». Chiaro, no? Tutto confermato: anche dopo l’Udinese. Juve rivale e modello (di vita, di cultura, ma sempre senza esagerare).
LA STRADA MAESTRA – Oggi la Roma non ha smesso di essere bella, anzi; non ha smesso di creare svariate occasioni da gol, anzi. Ha però imparato a vincere, segnando un solo gol e dando a tratti la sensazione di impenetrabilità. Roma meno bambina, meno giocherellona, meno piaciona. Concreta, o cazzutissima, tanto per riproporre il termine usato sia dopo il Genoa sia dopo l’Udinese da Spalletti. Diciamo che oggi la Roma è sempre bella, è forse solo un po’ più sporca rispetto a prima. E a Spalletti – ma non solo a lui – garba lo stesso. Scommettiamo?
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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