Luciano Spalletti

Contraddittorio? No, perché quel «vado via se non vinco» (con il secondo posto da non considerare come una vittoria, evidentemente) e il «arrivare dopo la Juve è un grande risultato», secondo Spalletti «devono essere contestualizzate nei periodi in cui vengono dette». Se ne andrà o meno, no nè (ancora) dato sapere con certezza, ma Lucio vuole che venga valorizzato il suo lavoro, per i punti fatti, per i gol segnati e, appunto, per il secondo posto ormai alla portata. «Questa è una squadra seria, ha vinto e perso partite sanguinose. Questa vittoria c’è e ognuno le dà il taglio che vuole. Volete che faccia l’elenco di squadre importanti che non arriveranno seconde?». Lo fa: «Lo United, il City…».

Ma la domanda è, se in Italia ci fossero queste squadre (o viceversa) la Roma arriverebbe seconda? Forse. Ma non si sa. «Se non si arriva secondi, dite, è un fallimento. Noi andiamo oltre e la Roma non ha nulla da recriminare. Chi parla di fallimento è contro di noi. Qui si è prima grandi e poi brocchi. Il giudizio cambia per un gol. Io innamorato della Roma? Lo sono dei miei calciatori, abbiamo vissuto una stagione difficile e bella». Dopo aver analizzato la prestazione con il Chievo («la palla scottava e siamo andati in difficoltà, mai ragazzi sono stati bravi a reagire»), Spalletti si occupa della Juve, che oggi potrebbe vincere il suo sesto scudetto consecutivo. «E se lo è meritato. Noi pensiamo al secondo posto, che non è ancora sicuro». Come non è sicuro il futuro di Spalletti a Roma. Se restasse (anche l’Inter è alla finestra), per tanti, sarebbe un grande risultato. Proprio come quel secondo posto di cui sopra.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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