A fare le cose semplici, anche nelle situazioni più difficili, spesso ci si guadagna. Perché la vera bella sorpresa Spalletti l’ha fatta alla Juve, mandando in campo dall’inizio un 19enne che prima d’ora era stato titolare solo in tre partite del girone di Europa League e in campionato contro il Pescara. Probabilmente lo stesso Gerson è stato spiazzato dal ricevere la maglia allo Stadium: tante responsabilità tutte insieme per un promettente centrocampista che a detta dello stesso allenatore è più adatto a giocare davanti alla difesa. Spalletti ha difeso la sua scelta nel post -partita, nonostante la retromarcia col cambio all’intervallo: «L’ho sostituito perché era ammonito e c’era da fare qualcosa in più. Non è Salah nell’uno contro uno. Tentavo di sopperire alla botta fisica della Juventus, c’era da far scorrere un po’ di minuti e poi mettere la qualità. L’analisi è stata anche imposta dal fatto che l’egiziano non stesse benissimo e infatti non ha fatto la differenza nella ripresa, nonostante avesse la metà campo a disposizione. Gerson la palla addosso l’ ha retta e non ha sofferto la spinta di Alex Sandro. Cambiato il risultato, cambia la lettura della partita. Se avessi fatto diversamente dal 1′, avremmo sofferto ancora di più secondo me». La vera colpa della Roma, per Spalletti, risiede nella scarsa attitudine alla lotta: «Io trovo un po’ di pecche nella fisicità alla mia squadra, noi abbiamo altre caratteristiche. Questa è stata una gara di duelli, abbiamo perso la partita sotto questo aspetto ed è quello che ci manca per essere come i bianconeri. Quando c’è da lottare forte ti saltano addosso e fai fatica anche a giocare la palla. Ne usciamo malissimo, nonostante il forcing finale: bisognava fare risultato, ora è tutto molto più difficile. Sono stati più bravi e più forti di noi, nelle situazioni individuali soprattutto. Noi dobbiamo far vedere sul campo non solo sbandierare. La Juve ha fatto vedere di essere forte».
La Roma ancora no, ne consegue. «La Juventus – ha ribadito il tecnico – è arrivata a questo punto con una quadratura di squadra, noi invece abbiamo avuto degli infortuni. Non avevo la squadra nella migliore condizione». Poi Spalletti se la prende con la cabala: «Non siamo stati bravissimi nel primo quarto d’ora, poi però abbiamo fatto quello che dovevamo, ma ci è mancata un po’ di fortuna. Ci sono stati episodi da cui potevamo ottenere di più. Loro si sono chiusi e dal punto di vista fisico sono degli animali. Il gol? Se Manolas resta in piedi può darsi che riesca a prendere la copertura dello spazio sfruttato da Higuain». Il Pipita ha deciso la sfida scudetto, ma il capitolo non è chiuso: «Il +7 significa tanto, ma per me il discorso resta aperto fino all’anno prossimo, e fino a che non c’è la matematica. Chi è che dice arrendiamoci prima di esser preso prigioniero?».
(Il Tempo – E. Menghi)
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