Luciano Spalletti, allenatore della Roma

Chissà se basterà il treno per Bologna ad allontanare la Roma dagli strascichi post derby. Qualche perplessità sembra averla Spalletti, stretto tra un futuro che non può più rimandare e un presente che rischia di far crollare i castelli costruiti a inizio stagione. «C’è molto dispiacere per l’eliminazione dalla Coppa Italia – la lettura del tecnico – ma adesso è il momento di lavorare ed essere ancora più professionali, perché ci sono tante insidie. Va bene avere il sorriso, ma serve anche il ghigno, perché il derby può disturbare gli equilibri. E allora dobbiamo essere vogliosi e determinati: ci giochiamo un futuro importante, da qui, a fine stagione».

La prima delle ultime otto partite di campionato passa oggi per il Bologna di Donadoni. L’obiettivo è evitare di buttare sale su ferite ancora sanguinanti, perché per le cicatrici ci vorrà ancora tempo. «Io sono dispiaciuto per quanto successo – continua Spalletti – ma serve lavorare nel calcio, per essere al livello della Juventus, che ha un vantaggio sotto tanti punti di vista, quindi dobbiamo programmare, e fare ancora di più. Queste otto partite possono determinare il futuro del club». Sembra fare marcia indietro, il mister , rispetto al tormentone «Se non vinco un trofeo me ne vado», tornando a parlare di programmazione e difendendo il lavoro fin qui fatto. «Sono soddisfatto dei numeri complessivi di questi mesi e per il lavoro che stiamo facendo. Ma nel calcio conta spesso solo la vittoria». Recuperato De Rossi, non è invece partito Emerson, bloccato dalla tendinite. «Szczesny e Alisson si alterneranno: se uno cala, l’altro gli prende il posto. Totti? Io, purtroppo, devo gestire una squadra, e tra le mie competenze c’è anche questa. Non voglio gestire la storia di Francesco, ma il calciatore. Forse l’ho fatto giocare poco, oppure troppo, dipende dai punti di vista».

(La Repubblica – F. Ferrazza)



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