Per una volta i toni sono normali. L’eliminazione per mano della Lazio dalla coppa Italia regala a Spalletti quella serenità che sembrava aver smarrito. Ieri il tecnico ha provato a spiegare l’atteggiamento degli ultimi mesi, apparso sempre sopra le righe. Dall’”ossessione per la vittoria” agli slogan impegnativi, tipo “questa è la rosa più forte che ho mai allenato“, “Paredes è più forte di Pjanic“. Spalletti prova a svicolare così: “Sono dispiaciuto per quanto successo, ma soddisfatto anche dei numeri complessivi di questi mesi e per il lavoro che abbiamo fatto e stiamo facendo. Nel calcio esiste solo il fatto di imporre la vittoria. E allora quando poi tutti dicono la stessa cosa, anche l’allenatore deve stare dentro il ragionamento, anzi proprio per avere un ruolo importante deve dire cose ancora più importanti. Non è che si può dire: avete tutti le visioni… Bisogna però parlare chiaro ai tifosi, istruirli sul fatto che c’è bisogno di un lavoro, di un programma per riuscire poi a contendere i titoli alla Juventus. Perché loro hanno un vantaggio sotto questo aspetto, e non voglio parlare di soldi, di struttura societaria, di modo di ragionare. Hanno un vantaggio, punto e basta. E in questi 18 mesi mi sembra si sia ridotto. La linea di demarcazione si tirerà dopo queste otto partite“. La prima delle quali è con il Bologna, con Totti che si accomoderà ancora una volta in panchina: “Forse l’ho fatto giocare poco, forse l’ho fatto giocare molto, dipende dai punti di vista…“.
In vista della gara di oggi, Roberto Donadoni ha quantificato quanta carica agonistica in più occorre al suo Bologna contro una Roma palesemente superiore: “Almeno il 20%, aldilà del modulo. Destro? Ci conto. Mi auguro che abbia le motivazioni per dimostrare tutte le sue capacità in questo finale di campionato. Stimoli che non devono arrivare sempre da fuori, ma che vanno cercati dentro se stessi“.
(Tuttosport)
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