Da forti a grandi, il passo non è breve ma è arrivato il momento di salire in sella e «pedalare forte». Oggi alle 18 la Roma riapre i battenti dell’Olimpico e contro l’Udinese inaugura il nuovo campionato, aspettando di capire quale ruolo ricoprirà. A Trigoria si cerca di volare basso, eccezion fatta per l’ambizioso Bruno Peres sia Baldissoni sia Spalletti evitano proclami: «Per vincere serve che si cominci a pedalare. Noi non vogliamo scegliere quali partite vincere, scegliamo di vincerle tutte, di montare sopra a tutto. Poi però c’è il confronto con Napoli, Juventus, Milan, Inter e Fiorentina. Ci siamo anche noi, ma non credete che quelle che sono arrivate dietro ripartono da dietro e non pensate che Inter e Milan siano peggio della Roma, perché non lo sono. Noi siamo forti e fin da subito dobbiamo essere anche grandi», è il pensiero del tecnico. Ad anticiparlo era stato il direttore generale, ancor più cauto: «Non andiamo a determinare gli obiettivi o a parlare di scudetto. Vogliamo competere per il vertice: primo, secondo o terzo posto dipenderà da quello che riusciremo a dimostrare».
È da Boston che viene alzata l’asticella delle aspettative: «Il nostro obiettivo – dice chiaramente Pallotta – è lo scudetto. Spalletti mi ha detto che è il miglior gruppo che abbia mai avuto. Fair play finanziario? Dovrebbe essere l’ultimo anno in cui ha un impatto. Stadio? Speriamo di iniziare i lavori a marzo». Nel frattempo, la speranza è che l’Olimpico torni a riempirsi, nonostante le restrizioni alla viabilità che non aiutano in tal senso: «Due passi li raccomandano tutti i dottori – prova a sdrammatizzare l’allenatore toscano – le cose belle della vita sono poche e vanno gustate. La Roma è una cosa bella». Lo è stata per metà contro il Porto, ma Spalletti la difende a spada tratta: «Quella sfida è stata una spinta in positivo. A Mario Rui ho fatto portare i giornali del Portogallo, dovremmo fare un gioco e confrontare le pagelle: loro una sola insufficienza, qui ne leggo 5 in una partita pareggiata in 10 uomini. Con l’Udinese sarà una battaglia, senza Di Natale perdono qualcosa, ma non facciamoci ingannare».
In vista del ritorno di Champions e considerando le 4 partite in 11 giorni, il turnover è più che un’idea: «È una bella botta fisica e psicologica – ammette il tecnico – per cui qualcosa cambieremo. Quelli che vengono con il “musino” perché non hanno giocato non giocano nemmeno quella dopo, se vengono con le migliori intenzioni avranno spazio». Tra le possibili novità c’è El Shaarawy, che si sta allenando forte e potrebbe prendere il posto di Perotti, sostituito nel primo tempo a Oporto, ma anche uno tra Salah e Dzeko potrebbe tirare il fiato. A centrocampo più Paredes che De Rossi. Florenzi non è un’opzione perché ha un risentimento al polpaccio che lo mette in dubbio anche per martedì, Bruno Peres è pronto ad esordire dal 1’ in una difesa che per il resto dovrebbe essere confermata: Vermaelen, Manolas e Juan Jesus. Resta il dubbio tra i pali: «Il portiere non deve essere sicuro della maglia, in altri tempi era così, ma le cose sono cambiate. Prima di diventare titolare Szczesny c’era De Sanctis». In realtà il polacco lo scorso anno ha giocato dalla prima giornata. «È vero, ma io faccio differente». O forse no, perché nella rifinitura di ieri pomeriggio ha testato proprio Szczesny e il ballottaggio con Alisson è apertissimo.
(Il Tempo – E. Menghi)
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