(Il Messaggero – L. De Cicco) Una pila di elaborati da cambiare, oltre quattromila atti. Troppi, forse, per concedere ai privati il permesso a costruire, senza ripassare da un’altra conferenza dei servizi ancora. Sarebbe la terza nella tormentata storia del progetto Tor di Valle (la quarta, considerando anche la conferenza “preliminare” convocata in Campidoglio nell’estate del 2014). L’idea ha preso piede tra gli esperti del dipartimento Urbanistica del Comune, quelli che, entro la fine della prossima settimana, pubblicheranno la variante per il nuovo stadio della Roma e il gigantesco «Ecomostro» di negozi, uffici e alberghi che ci nascerebbe accanto, il cuore dell’operazione immobiliare finita nel mirino dell’Istituto nazionale di Urbanistica e di tutte le principali organizzazioni ambientaliste del Paese.

I TEMPI – La variante sarà pubblicata in prima battuta come dettata dalla Regione nell’ultima conferenza dei servizi di fine dicembre, quando il progetto ha ricevuto un via libera accompagnato da una sfilza di prescrizioni e lacune da colmare. Una volta “sfornata” la variante, passeranno circa 90 giorni per osservazioni e controdeduzioni. A quel punto – dalla seconda metà di luglio in poi, nel migliore dei casi, guardando il calendario – la delibera dovrebbe essere votata prima dalla giunta comunale per poi passare al vaglio dell’Assemblea capitolina. Poi, in caso di voto positivo, la palla tornerebbe alla Regione per il voto di una delibera di giunta (in questo caso non servirebbe, invece, il passaggio nel Consiglio regionale). Percorso finito? Gli esperti dell’Urbanistica capitolina, in realtà, vorrebbero inserire un’altra tappa, di garanzia, prima della conclusione dell’iter.

I CONTROLLI – La richiesta che verrà recapitata alla Pisana è chiara: tutti gli elaborati che sono stati modificati dopo la fine della conferenza dei servizi di dicembre – stiamo parlando di migliaia di documenti – devono essere controllati e approvati da una nuova conferenza. I tempi? Accelerando al massimo, l’organismo potrebbe ottenere tutti i pareri dei vari enti coinvolti nell’arco di trenta giorni. Sempre che non spuntino altre complicazioni.



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