La resa questa volta è incondizionata. «Via il vincolo sull’Ippodromo di Lafuente», firmato Francesco Prosperetti. La tutela sul vecchio circuito e la tribuna disegnata per le Olimpiadi del 1960 è inapplicabile secondo il soprintendente. Lo ha spiegato ieri agli altri quattro colleghi della commissione regionale, che al più tardi domani, salvo ulteriori clamorosi ripensamenti, controfirmeranno la revoca. Gongolano, allora, As Roma ed Eurnova. Per i proponenti del progetto del nuovo stadio dei giallorossi, considerate le notizie in arrivo dal Collegio Romano, la strada ora sembra spianata.
Già, perché il Movimento 5 Stelle pare avere una fretta dannata. Oggi vuole portare a casa la partita sul nuovo stadio della Roma. E ieri, tanto per rendere chiare le intenzioni grilline, il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito ha messo a segno l’ennesimo blitz di un tira e molla estenuante: il numero uno dell’aula Giulio Cesare ha cassato 105 emendamenti, giudicandoli «privi di ogni reale portata di modifica». Alla tagliola ne sono sopravvissuti altri 58. Oggi verranno discussi gli ultimi 41. Poi, facendo spallucce davanti al ricorso al Tar del Lazio che Italia Nostra presenterà nella speranza di resuscitare il vincolo sull’Ippodromo, la maggioranza pentastellata darà il suo «ok» all’intervento a Tor di Valle.
Un via libera contestato dalle opposizioni, Pd in testa. Ieri i dem hanno riportato in Campidoglio l’ex assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo. L’autore del primo progetto, poi rivisto dalla giunta Raggi con il taglio delle tre torri di Libeskind e la contrazione delle opere pubbliche a corredo dello stadio della Roma e del business park, non si è risparmiato: «Il testo della delibera riporta le parole “conferma del pubblico interesse”, ma stravolge lo spirito del precedente provvedimento. C’è un valore di cubatura riconosciuto al privato per la compensazione urbanistica uguale alla delibera del 2014, quando il progetto è cambiato. Il curatore fallimentare della Sais? Lo sentimmo due anni fa, oggi questo passaggio è saltato. Ci chiediamo perché». Nel frattempo, in aula veniva respinta una sospensiva che secondo gli otto consiglieri del Partito democratico avrebbe permesso al Comune di non perdere 30 milioni di euro da spendere nel trasporto pubblico.
In diretta la risposta dell’attuale titolare dell’urbanistica Luca Montuori: «Ogni costo è stato verificato». In assenza di tre consigliere M5S. Ieri in consiglio non c’erano la dissidente Cristina Grancio, prossima alla cacciata, e le colleghe malpanciste Monica Montella e Gemma Guerrini. «Gemma verrà in aula domani (oggi, ndr) — assicura il capogruppo Paolo Ferrara — e Monica è in vacanza». Una pausa tattica?
(La Repubblica – L. D’Albergo)
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