(Il Tempo – F. Magliaro) C’è un clamoroso «buco» nella delibera di pubblico interesse sullo Stadio della Roma di Tor di Valle predisposta dalla Raggi e dall’assessoreall’Urbanistica capitolino Montuori. Un buco che potrebbe riaprire i giochi sul ponte di Traiano – quello progettato dalla Roma con svincolo sull’ autostrada Roma-Fiumicinoa Parco de’ Medici e attraversamento del Tevere – e, soprattutto, sciogliere il nodo del pagamento del ponte. Reinserendo le cubature tagliate dalla Raggi. Sarebbe questa una possibile soluzione che, in questi giorni, i tecnici dello Stato e della Regione Lazio starebbero studiando, aprendo un fortissimo scontro politico-istituzionale, per uscire dall’impasse in cui la Raggi ha gettato il progetto con la sua decisione di tagliare le opere pubbliche di mobilità pur di giungere al taglio delle cubature. Solo che, nel perseguire questa strada, in Campidoglio avrebbero commesso un errore macroscopico nella stesura della delibera che consegnerebbe alla Conferenza dei Servizi la possibilità di ripristinare il Ponte, compensandolo con cubature, e rispettando nello stesso tempo la delibera pentastellata. Primo punto: la vecchia delibera Marino poneva un limite alla sviluppo urbanistico. Al massimo si potevano «dare» 354mila metri quadri in compensazione (che sviluppavano la cubatura delle tre torri), «limite di tolleranza e sostenibilità urbanistica». La delibera Raggi, invece, questo limite non ce l’ha. Anzi. Ci sono due riferimenti nella delibera grillina che aprono la potenziale strada al ripristino del ponte e delle sue cubature. Si tratta di un passaggio nel quale la Raggi scrive che «la Giunta ha individuato» i nuovi obiettivi del progetto scegliendo quelli «strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico finanziario». E, di seguito: «La rideterminazione di un nuovo equilibrio economico e finanziario dell’intervento progettuale permetterà la riduzione di oltre il 50%” della cubatura del business park».
Secondo passaggio: «la variante urbanistica (il verbale della Conferenza dei Servizidecisoria, ndr) sarà successivamente sottoposto all’approvazione dell’Assemblea Capitolina». Ecco quindi il grimaldello: primo punto, il Ponte di Traiano viene dichiarato «strettamente funzionale alla fruibilità dell’impianto». Ovviamente, la sua reintroduzione creerebbe uno squilibrio nei conti. Quindi, per il «raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario» occorrerà prevedere una compensazione. Mancando il limite massimo, possono essere reintrodotte le cubature. Anche perché, terzo elemento, le decisioni della Conferenza dei Servizi hanno valore di variante che, però, poi, viene approvata in Consiglio comunale. Quindi, alla fine del processo, se la Raggi non vuole bloccare lo Stadio attirandosi le ire (più che di Pallotta) di tutta quella fetta di tifosi (e voti) giallorossi che vo gliono la nuova «casa», il Consiglio comunale a trazione grillina, compatto e solido come nei comunicati Istituto Luce dell’ufficio stampa 5stelle, dovrà alzare la mano e approvare. Insomma, al netto dei problemi politici – tutt’altro che da sottovalutare – l’enorme paradosso che potrebbe verificarsi sarebbe solo quello di aver fatto perdere un anno abbondante di tempo al progetto. Ultima annotazione: qualora si verificasse effettivamente questo scenario, questo non vorrebbe dire reintrodurre le Torri di Libeskind nel progetto. Perché la Conferenza deciderebbe solo di assegnare nuovi volumi. Non dovrebbe entrare nel merito delle scelte architettoniche. Quindi, invece delle tre torri da 200 metri di altezza in media, potremmo avere ancora le 18 palazzine: magari ciascuna da 20 piani invece che da 7.
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