(Il Messaggero – L. De Cicco) Tra un avvio e un rinvio, come cantava Baglioni, la conferenza dei servizi sul controverso progetto Tor di Valle si è aggiornata alla prossima settimana. Ancora tante le criticità da soppesare e limare, per strappare il «sì» dei tecnici, come pare ormai probabile dopo la decisione del governo di finanziare con soldi pubblici il “Ponte di Traiano”, il collegamento sul Tevere che originariamente avrebbero dovuto pagare interamente i proponenti e che infatti è considerato dall’assessore all’Urbanistica del Campidoglio, Luca Montuori, un’opera utile solo ai privati. Alla fine, invece, a farsene carico saranno i contribuenti (costo: circa 100 milioni di euro), nonostante la pioggia di critiche arrivate perfino da pezzi del Pd, oltre alla sinistra e a una frotta di organizzazioni ambientaliste.
I TEMPI La conferenza dei servizi su questa operazione calcistico-immobiliare legata al nuovo stadio della Roma e al gigantesco «Ecomostro» di uffici e negozi si è aggiornata a lunedì e martedì prossimo. Riunioni in batteria dalle 15 alle 19, per scandagliare le tante prescrizioni contenute nei pareri depositati la settimana passata. Spiegano dalla Regione: «Nella giornata di lunedì si discuteranno le tematiche relative ad ambiente, paesaggio, urbanistica e servizi interferenti. Martedì si affronteranno i temi relativi a mobilità, viabilità, infrastrutture e servizi interferenti».
LE INCOGNITE Una lista piuttosto lunga e con qualche incognita che ancora rimane. A partire dal piano trasporti. Dopo la cancellazione del prolungamento della metro B, ruota attorno a un’unica operazione: il riammodernamento della malconcia Roma-Lido, la peggiore ferrovia d’Italia secondo il ranking di Pendolaria. Il Campidoglio ha chiesto che almeno la metà dei tifosi arrivi allo stadio con i mezzi pubblici. Ma per la mobilità i privati metteranno sul piatto appena 45 milioni di euro, mentre per far viaggiare la Roma-Lido a un ritmo decente – un treno ogni 5 minuti – secondo i francesi di Ratp, di milioni ne servirebbero 400. Un abisso di cui i tecnici ora devono valutare le conseguenze. Sempre che, per colpa delle tante falle presenti negli elaborati, non si verifichi l’ennesimo slittamento.
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