NOTIZIE AS ROMA STADIO MALAGO’ – La prima telefonata che fa, appena appreso dai giornali di essere indagato, è all’avvocato Longari. “Carlo, non ho nulla di cui preoccuparmi. Voglio essere interrogato al più presto“. Alle 9.30, Longari ha già depositato l’istanza in Procura, dove gli hanno confermato l’iscrizione nel registro degli indagati del suo assistito, il presidente del Coni Giovanni Malagò. Coinvolto nell’inchiesta che già si ribattezza “Stadio capitale“. Si parla di eventuale “… promessa o dazione di somme di denaro o altre utilità“. Un’ipotesi che accostata al numero uno dello sport italiano, fa rabbrividire tutti. All’avvocato Longari non dicono, però, per quale reato Malagò sia stato iscritto tra gli indagati, se sia corruzione o concussione, o soltanto traffico di influenze illecite.
Malagò è frastornato, non se lo aspettava, piomba dentro una vicenda che ritiene surreale. Per prima cosa, si mette in contatto con Longari, recupera le carte, si fa leggere le 13 pagine dell’informativa che lo riguardano, ribadisce la sua «estraneità». Di buon mattino è già in ufficio, a Palazzo H. L’unica dichiarazione pubblica attribuibile a Malagò la firma il Coni, con la nota che all’ora di pranzo comunica il deposito dell’istanza in Procura “per chiarire al più presto la sua posizione“.
“Dalle carte si evince facilmente che non c’è rilievo penale nella condotta di Malagò“: è la notazione che dal Coni ripetono come un mantra. Probabile, anche se dovranno stabilirlo i magistrati. Non si può negare che sia una vicenda imbarazzante. Al presidente del Coni si contesta, prima della liceità delle decisioni assunte dalla Commissione impianti sportivi in merito a certi aspetti del progetto stadio, e prima anche dell’eventuale rilievo penale della richiesta di un posto di lavoro per il genero, l’opportunità del tenore, per gli inquirenti fin troppo amicale, di certe conversazioni con Luca Parnasi. Uno con cui Malagò è in rapporto di amicizia, “a prescindere dai ruoli istituzionali rivestiti”, scrivono i Carabinieri. Prospettiva che la difesa del presidente del Coni ribalterà, sostenendo che proprio in virtù del suo ruolo è del tutto normale, anzi «fisiologico», che si intrattengano rapporti con chi sta realizzando il nuovo stadio della Roma e individuando l’area per quello del Milan.
Malagò ha già condiviso con l’avvocato Longari gli elementi con cui risponderà alle domande dei magistrati sulle due circostanze più penalmente delicate che lo riguardano. Sulla presunta richiesta di un posto di lavoro per il compagno della figlia, tale Gregorio, che stando alle intercettazioni ambientali si consumerebbe in un incontro all’Aniene, Malagò fa notare due cose. La prima: Gregorio non era disoccupato e non aveva motivi di rinunciare al proprio lavoro. La seconda: l’assunzione nel gruppo Parnasi non si è mai concretizzata, tanto che il ragazzo continua ad esercitare regolarmente la propria attività (lavora all’Expo di Dubai). Sui rilievi della Commissione impianti del Coni, che a fine settembre comunica al proponente Parnasi la necessità di modificare nel progetto l’area parcheggi e due mesi dopo conferma nonostante i parcheggi siano rimasti lì, il presidente del Coni dovrà chiedere informazioni ai suoi funzionari, dai quali mai fu reso partecipe della vicenda.
(Gazzetta dello Sport)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA