Massimo Colomban

NOTIZIE AS ROMA STADIO – «Fui io a presentarlo a Grillo, all’inizio, appena arrivato in Comune. Ma poi conoscendolo bene posso dire che oggi non mi trovo davanti a una sorpresa: avevo capito che con Lanzalone avremmo rischiato un caso Marra bis. Per carità, molto intelligente e preparato, ma anche molto disinvolto. D’altronde l’onestà va praticata e non urlata. Non ci misi molto però a capire che non bisognava fidarsi troppo di lui. Virginia, no. La sindaca purtroppo, e per l’ennesima volta, è dovuta andare fino in fondo».

Per quale motivo Massimo Colomban, lei decise di dimettersi da assessore alle Partecipate di Roma nel settembre del 2017?
«Allora, quando accettai, dissi subito che la mia disponibilità sarebbe stata di un anno. In più certo, quando mi accorsi che questo avvocato godeva dell’appoggio totale della sindaca su tutto, a partire dalle scelte strategiche del mio settore, decisi che era meglio farmi da parte. Però vorrei sfatare un mito».

E cioè?
«Che appunto fui io a presentarlo al Beppe».

Intende a Grillo?
«Sì, una sera nel marzo 2017. Lanzalone e Franco Giampaoletti, da poco nominato direttore generale del Comune, vennero a cena con noi all’hotel Forum».

E come andò?
«Dissi a Grillo, che stava con Bonafede, che questi due signori volevano conoscerlo. E lui disse di sì. Senza problemi. Dico questo perché non è vero che il Beppe mette lingua dappertutto. Nel caso di Lanzalone non fu così».

E chi lo portò a Roma?
«Fraccaro e Bonafede, che ai tempi avevano la delega agli enti locali. Anche a questi due ragazzi cosa vogliamo dire? Stavano in Campidoglio per dare una mano, e mancavano alcune figure, per puntellare questa benedetta sindaca che a volte ascolta e altre no. Io in Campidoglio, alla mia età e con la mia storia, più di una volta ho dovuto tirarmi su la camicia ed essere paziente».

Poi se ne andò soprattutto per colpa dello strapotere di Lanzalone?
«Io sono sincero: non ho mai avuto una simpatia particolare per lui, avevo comunque un impegno di un anno. Però quando si lavora in squadra e c’è un capitano sono abituato a rispettare i ruoli, anche se non li condivido. Ma a tutto c’è un limite».

Ma era davvero così ascoltato Lanzalone da Virginia Raggi?
«Godeva dell’appoggio totale della sindaca. Su tutto. A che titolo poi non si sa».

Sicuramente fu chiamato per lo stadio della Roma, come consulente.
«Attenzione questo è vero a metà. E’ stato soprattutto chiamato per organizzare il concordato in continuità di Atac, una scelta che ho combattuto e ho ostacolato come ho potuto».

Certo, lei da assessore alle Partecipate aveva proposto un’altra soluzione.
«Io insistevo per fare entrare i privati, come Ferrovie dello Stato, dentro l’azienda. Lui, Lanzalone, invece pensava a fare l’avvocato, anzi il super esperto. E forse era più interessato al lavoro che si prospettava per il suo studio. Quindi diedero il via libera al concordato preventivo in continuità, praticamente il fallimento dell’azienda. Roba da matti».

E la sindaca preferì dar retta a lui, invece che a lei, che stava in giunta e aveva la delega alle società. Perché?
«Tra loro era nato un feeling professionale molto forte. Ripeto: non stiamo parlando di uno stupido, è una persona molto preparata, ma troppo esuberante».

Che riuscì a spuntarla.
«Sì, io decisi che era meglio battermi in ritirata. Ho un’età, una storia, ero stato chiamato dal Beppe per dare una mano, ma a tempo e a certe condizioni».

Anche il suo successore alle società Partecipate, Alessandro Gennaro, si è dimesso poco tempo fa.
«Un bravo professionista, avrà avuto le sue ragioni. Io non voglio fare polemiche, proprio non mi interessa. Ho detto già a Grillo quello che penso del M5S».

E cosa pensa?
«Purtroppo nel M5S ci sono giovani pieni di arroganza e supponenza che si sentono Grillo, ma non lo sono. Lui ha un’età, è più grande di me, ha una vita piena di cicatrici, tutto ciò che ha fatto lo ha fatto bene. Ma gli altri?».

Lo ha sentito dopo gli arresti sullo stadio della Roma?
«No. Ho commentato solo con alcuni amici che ho a Roma, che sono rimasti in Campidoglio: nessuna sorpresa. Bastava avere l’occhio lungo. Ora non posso che dire a tutti: good luck».

(Il Messaggero – S. Canettieri)



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