La discussione in aula Giulio Cesare è iniziata ieri pomeriggio e terminerà mercoledì. Con un’unica certezza: indipendentemente dall’orientamento che alla fine verrà espresso dal consiglio comunale a maggioranza grillina, sullo stadio della Roma pioveranno decine di ricorsi. Il primo è quello che Italia Nostra è pronta a presentare sul vincolo architettonico e paesaggistico sull’Ippodromo di Julio Lafuente: se domani, al termine della commissione regionale dei soprintendenti, la tutela non verrà rinnovata, scatterà il ricorso al Tar. «È incredibile — attacca il presidente Oreste Rutigliano — che un soprintendente (Francesco Prosperetti, ndr) che deve portarlo a termine ci lasci nella completa oscurità di quello che sta facendo, a poche ore dalla scadenza. Trasecoliamo e ci chiediamo: ma il ministero veramente può consentire gesti simili? Noi combatteremo fino alla fine». Sono poi attesi gli esposti del Pd del municipio IX per il consiglio domenicale chiuso con l’allontanamento di tre dei quattro dem dell’Eur e il «via libera» della maggioranza pentastellata: la denuncia già formalizzata davanti alla polizia si tradurrà in una segnalazione alla procura e alla Corte dei conti. Ombre che minacciano di offuscare la rincorsa del M5S capitolino alla scadenza del 15 giugno, ultimo giorno utile per portare in conferenza dei servizi il dossier stadio.

Ieri, in assemblea capitolina, i lavori sono partiti alla presenza di Cristina Grancio, consigliera M5S sospesa con una lettera inviata direttamente da Milano, dalla Casaleggio Associati e dal collegio dei probiviri pentastellati, per le posizioni assunte nei confronti del progetto sia nelle riunioni interne che nelle ultime sedute della commissione urbanistica. Neanche un «sì» potrebbe bastare a quietare le acque: nonostante venga considerata una «persona competente» dalla collega Teresa Zotta e l’ultragrillino Pietro Calabrese si auguri «che tutto possa finire nel migliore dei modi», il destino dell’ortodossa 5S pare già scritto. «Nei prossimi giorni — spiega uno dei big del Movimento — sarà depositata all’ufficio di presidenza la lettera con cui Cristina Grancio sarà allontanata dal gruppo». Insomma, Milano ordina e Roma esegue.

È tutto made in De Vito, invece, il blitz di ieri sera. Con le opposizioni assenti, la maggioranza M5S ha presentato istanza di protrazione della seduta fino alla mezzanotte al presidente dell’Assemblea capitolina. Una forzatura — sono attese le proteste del Pd — per dichiarare conclusa anzitempo la discussione generale e passare direttamente al vaglio degli ordini del giorno e degli emendament. L’obiettivo del Movimento — che alla fine ha comunque concesso il rompete le righe alle 21 — è evitare il terzo giorno in aula e arrivare all’approvazione della delibera sulla pubblica utilità dello stadio della Roma già oggi. Curiosità: la manovra somiglia a quella che all’epoca del primo bilancio dell’era Marino azzerò la battaglia preparata dagli allora consiglieri di opposizione Raggi, De Vito, Frongia e Stefàno, pizzicati fuori dal Campidoglio per concedersi una pizza per cena durante la maratona per l’ok al consuntivo.

Il M5S, invece, ora si aspetta che il gruppo capitolino sia davvero compatto: al netto del caso Grancio, ieri si è fatta notare l’assenza di Gemma Guerrini e Monica Montella. Entrambe critiche sullo stadio della Roma, sono attese oggi in aula Giulio Cesare. Una loro nuova assenza, nel clima di tensione creato dalla sospensione della collega, potrebbe alimentare una volta di più i sospetti degli altri consiglieri a cui non è sfuggita la ritirata tattica di ieri: «Almeno lo hanno fatto in silenzio, non come la Grancio». Se oggi saranno in aula, troveranno un progetto leggermente emendato dal municipio IX: i grillini dell’Eur, nel tentativo di migliorare la viabilità del quadrante, hanno chiesto il rifacimento degli attuali punti d’accesso alla futura via del Mare-Ostiense unificata, in via Fosso del Torrino, via di Decima, via Monte del Finocchio, via del Cappellaccio e via Frugoni. Interventi secondari secondo l’ex assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, ieri in Campidoglio per un convegno proprio su Tor di Valle: «Il progetto aumenterà il deficit del Campidoglio. La vittoria della Raggi è stata dovuta a chi ha creduto che ci sarebbe stato un taglio netto con il passato. Ma qui si continua a credere che con lo stadio della Roma si rimetterà a posto questa povera e devastata città». Ironia della sorte, tra il pubblico c’erano quattro grillini dell’Eur, capogruppo compreso. Quelli che domenica hanno detto «sì» alla nuova arena giallorossa.

(La Repubblica – L. D’Albergo/G. Vitale)



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