La grande impasse: è il titolo dell’aria che tira nei corridoi dei dipartimenti capitolini sul dossier Stadio della Roma di Tor di Valle. La data del 28 agosto – scadenza dei 90 giorni di tempo che la legge (241/90) assegna alla Pubblica Amministrazione per rispondere a una qualsiasi istanza presentatale e, quindi, dire se il progetto può andare in Regione o meno – si avvicina a grandi passi e, pubblicamente, si ostenta grande tranquillità. È il caso del vicesindaco, Daniele Frongia che, l’altro ieri ancora rassicurava: “Stiamo lavorando, siamo nei tempi stabiliti dalla legge e siamo in procinto di mandare la documentazione in Regione per la conferenza dei servizi. La data fissata, anche se dovrei parlarne con l’assessore competente (Paolo Berdini, ndr), credo sia fine mese“. Se non che, in realtà, l’esame delle carte è praticamente fermo a fine luglio. Da allora, più o meno a turno, tutti i funzionari sono andati in ferie – compreso lo stesso Berdini che rientrerà lunedì 22 – e molti di loro sono ancora al mare o in montagna.
E tutto, appunto, è fermo a quanto già, bene o male, si sapeva. L’esame delle carte da parte dei diversi dipartimenti capitolini, riuniti in un apposito gruppo di lavoro interassessorile dall’epoca di Caudo e Marino, è terminato. E anche da un bel po’. Talmente da tanto tempo che alla fine, i funzionari, hanno iniziato anche a “prenderci gusto” e ad entrare nel merito delle soluzioni progettuali adottate. Cosa che, però, compete alla Conferenza di Servizi regionale. Al Comune, a questo punto dell’iter, spetta un unico compito: verificare se il dossier presentato sia completo a termini di legge (DPR 207/2010) e adempia agli obblighi previsti dalla delibera di pubblico interesse del 22 dicembre 2014. Un compito riassumibile in una specie di spunta della “lista della spesa”.
Invece, le incertezze e i tentennamenti della Giunta Raggi che, oramai, sul tema è passata dal “low profile” al “no profile“, hanno spinto i funzionari comunali a temporeggiare e ingannare il tempo, diciamo così, entrando nel merito, quasi si fosse già giunti in Conferenza di Servizi decisoria. E le relazioni prodotte fin qui, relazionano sì ma non decidono. In sostanza, da quanto si apprende, nessun ufficio si è voluto assumere la responsabilità di dire “no, il progetto è incompleto e non può andare in Regione“, né di dire “sì, per noi è a posto, mandatelo pure“.
Siamo nel limbo, dunque, legato, secondo radio Campidoglio, proprio alla sostanziale indecisione dell’Amministrazione. Le posizioni espresse in campagna elettorale dal sindaco Virginia Raggi (“revocheremo il pubblico interesse“), dall’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini (“uno scempio“), e – al di là di parole di circostanza – anche dal vicesindaco Daniele Frongia (“non è una nostra priorità“) sembrano pesare come macigni. Insomma, tanto non si sa che pesci prendere, che dall’Urbanistica stavano lavorando a una ipotesi di lettera da spedire a tutti i vari Dipartimenti capitolini più o meno del tenore: “vista la vostra relazione, qual è la vostra conclusione? Avete bisogno di ulteriori integrazioni documentali o possiamo mandare le carte in Regione?“.
Attenzione: qualora qualche ufficio chiedesse, oramai a ridosso della scadenza, ulteriori carte, si aprirebbe un fronte di potenziale attrito con la Roma. Arrivare sotto la scadenza dei 90 giorni e scoprire che manca qualcosa – in special modo se fosse qualche carta non fondamentale – farebbe intendere solo una tattica dilatoria, quasi ai limiti di una possibile impugnabilità. Dallo staff della Raggi viene ribadita grande serenità: “Non c’è nessun ritardo sull’iter procedurale. La scadenza è fissata al 28 agosto. L’Amministrazione si è insediata questa estate e gli assessorati di competenza sono al lavoro sul progetto. Già nei prossimi giorni potranno esserci sviluppi e, come ribadito più volte, c’è tutta la volontà che lo Stadio si faccia nel pieno rispetto delle regole“.
Dal lato Roma, inizia a trapelare un po’ di preoccupazione per questo limbo in cui il progetto è precipitato dall’insediamento della Raggi lo scorso 7 luglio. Un punto fermo dei proponenti è quello che il progetto vada in Conferenza regionale e che sia quella la sede per eventuali “trattative” sul merito e, contemporaneamente, trapela la disponibilità a confrontarsi purché si annodi un dialogo ad oggi inesistente. Resta da capire se, qualora la data del 28 agosto trascorresse senza che vi siano novità, ci sia la volontà di attendere ancora le decisioni del Comune e per quanto, oppure ricorrere al Tar per la nomina del commissario ad acta.
(Il Tempo – F. M. Magliaro)
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