La sorpresa di mezzanotte: il Comune ha scritto alla Regione, sospendendo l’iter che avrebbe dovuto avvicinare l’apertura dei cantieri dello stadio della Roma. Ma non ci saranno ulteriori ritardi: la conferenza dei servizi, che ospita tutti gli enti interessati al progetto, aprirà lo stesso entro pochi giorni, aprendo una nuova fase del piano Tor Di Valle.

IL PASSAGGIO – La notizia è arrivata in tarda mattinata con un comunicato ma l’indiscrezione di un nuovo intervento del Comune, che aveva tempo fino a ieri sera per inviare un nuovo incartamento alla Regione, era stata diffusa già in nottata. «Roma Capitale ha trasmesso alla Regione Lazio ulteriori contributi sul progetto del nuovo stadio della Roma – si legge nella nota della Pisana – Si ritengono quindi differiti i tempi di indizione della conferenza dei servizi. Entro questa settimana avrà luogo un incontro tra gli uffici competenti di Comune e Regione per definire il prosieguo dell’iter amministrativo, con l’obiettivo di indire la conferenza dei servizi nei tempi previsti».

RITARDO – Quali sono i tempi previsti? Salvo imprevisti, massimo cinque giorni come previsto dalla legge. Perché i nuovi documenti presentati da alcuni dipartimenti del Comune, secondo quanto si è appreso, non mettono in discussione la conformità del progetto alla delibera del pubblico interesse, che l’assessore comunale Paolo Berdini aveva già garantito.

SERENITA’ – A Trigoria non a caso la sospensione è stata accolta con serenità, come se fosse prevista. Non è in ballo il se, secondo la Roma, ma soltanto il quando si potrà cominciare a costruire. Non sono pochi giorni, che servono alla Regione per l’esame dei nuovi documenti, ad alterare la validità del dossier. E la macchina organizzativa continua a lavorare in vista dell’inaugurazione dello stadio nei tempi annunciati un mese fa: entro l’inizio della stagione 2019/2020 la Roma spera di giocare a Tor Di Valle. Se poi fosse necessario ridurre (leggermente) le cubature dell’area commerciale, muro portante del dossier Pallotta, non ci sarebbero grandi problemi per trovare l’accordo. Sarebbe semmai un ulteriore motivo di slittamento.

I NODI – In sede di conferenza dei servizi però il progetto della Roma verrà esaminato a fondo. Non solo per quanto riguarda le cubature. Restano da chiarire anche le modifiche alla viabilità, le integrazioni alla Metro B e alla linea ferroviaria Roma-Lido. Più in generale, il consiglio comunale dovrà approvare la variante al piano regolatore che potrebbe costringere la conferenza dei servizi a fermare i lavori e a sospendere il termine dei 180 giorni di durata fissati dalla legge.

CAOS – Di sicuro non è corsa in aiuto della Roma l’instabilità politica che da anni si è impossessata del Campidoglio. Dopo le dimissioni di Ignazio Marino, che si era esposto in prima persona a favore dello stadio di Tor di Valle, anche il sindaco Virginia Raggi (contraria allo stadio in campagna elettorale) è finito nella bufera dopo il caso Muraro. In questo clima confuso, il problema della Roma diventa secondario in Comune. E non sarà la Regione a forzare la mano per accelerare il processo.

NECESSITA’ – In un modo o nell’altro comunque Pallotta (atteso sabato a Roma) è sicuro di arrivare all’obiettivo. E’ il suo core business dal primo giorno in cui, insieme con altri tre imprenditori italo- americani, accettò di acquistare la Roma. Nell’affare-stadio ha coinvolto diversi partner di altissimo profilo, sicuro di non tradirne le aspettative finanziarie. L’esito di questa partita rimane tuttavia ancora difficile da immaginare: è partito un treno che corre a tempo indeterminato.

(Corriere dello Sport – R. Maida)



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