Accordo raggiunto sul progetto dimezzato, senza torri di Libeskind e con il Business park ridotto di quasi due terzi. Secondo la Regione Lazio, però, per Campidoglio e proponenti dell’opera di Tor di Valle, Roma e Luca Parnasi, è ancora presto per cantare vittoria. «Ricordo che l’attuale Conferenza dei servizi è incardinata sulla delibera di interesse pubblico approvata nel 2014 — la nota dell’assessore a Politiche del territorio e Mobilità, Michele Civita —. Quindi, se il progetto cambia, bisognerà richiedere una nuova valutazione tecnica e un nuovo pronunciamento sul pubblico interesse».
Il M5S, comunque, legge l’accordo politico sullo stadio come la vittoria di Raggi. «Da noi il Pubblico dà le carte, non si inchina. E la Giunta Raggi ve ne ha dato un piccolo assaggio. Avanti così!», posta Luigi Di Maio. «Siamo la rivoluzione della normalità. Prima o poi si voterà. Metteteci alla prova!», scrive su Facebook Alessandro Di Battista. «Stracciato il progetto iniziale, brava Virginia Raggi», il tweet dell’arcinemica della sindaca, la deputata Roberta Lombardi.
E mentre anche la Lazio comincia il pressing sul Campidoglio per ottenere lo stadio di proprietà chiamando la sindaca ad applicare la «par condicio», come la definisce il presidente Claudio Lotito, Raggi si trova a fare i conti con i malumori della base M5S e dei suoi consiglieri. «In politica nessuno asfalta nessuno, ma il sospetto di un pareggio che accontenta tutti, mi viene», il post Facebook di Cristina Grancio, consigliera che ha partecipato alla trattativa con la Roma.
(Corriere della Sera)
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