Rassegna stampa
Stadio della Roma, l’eredità scomoda che imbarazza il Comune
NOTIZIE STADIO DELLA ROMA – E lo stadio? Con il passaggio di testimone al vertice della Roma, l’attenzione si concentra ancor di più sul secondo snodo fondamentale del futuro giallorosso: l’impianto di proprietà. Con Virginia Raggi che ha già annunciato il proseguimento dell’iter «noi continuiamo ad andare avanti», è il mantra della sindaca nonostante il brusco stop imposto al progetto, negli ultimi anni, dall’inchiesta della Procura della Capitale.
Ma resta l’incognita sui tempi, anche perché in Campidoglio i dubbi sulla nuova opera all’interno della maggioranza M5S sul progetto non si sono cancellati. E alcuni ambienti pentastellati non nascondono imbarazzo nel portare ancora avanti il progetto. Di certo la realizzazione del nuovo stadio ha già richiamato l’interesse dell’immobiliarista ceco Radovan Vitek, pronto a rilevare le società con cui la Roma aveva programmato di costruire l’impianto. E le due operazioni, nelle intenzioni di Vitek, dovrebbero andare praticamente di pari passo.
La road map immaginata dai promotori (e dalla prima cittadina) prevede l’approvazione delle delibere necessarie in assemblea capitolina a settembre (in particolare la convenzione urbanistica) per poi, una volta esaurito l’iter amministrativo con il nuovo passaggio alla Regione Lazio, avviare i lavori nella prossima primavera. Una soluzione che tra l’altro permetterebbe alla sindaca di porre la prima pietra dello stadio in piena campagna elettorale per la tornata di Amministrative del 2021.
Ma oltre all’inchiesta della magistratura, anche il progetto in sé – lanciato durante l’amministrazione di Gianni Alemanno, ormai otto anni fa – non ha avuto certo vita serena: fu proprio Raggi a voler modificare drasticamente il masterplan iniziale di Tor di Valle, tanto caro al suo predecessore Ignazio Marino: via i tre grattacieli dell’archistar Daniel Libeskind, sì a un taglio drastico delle cubature che, peraltro, non piacevano a quasi tutto il Movimento 5 Stelle. «Uno stadio fatto bene», fu lo slogan scelto dalla sindaca per il nuovo progetto, che però ha portato con sé ulteriori passaggi burocratici, ulteriori richieste di approfondimenti.
Solo l’anno scorso fu chiesto un parere al Politecnico di Torino, e l’esito della relazione fu positivo ma condizionato alla risoluzione dei nodi del traffico: c’è il rischio, scrissero gli esperti, di gravissimi ingorghi. Sulla viabilità anche la Regione Lazio ha dettato delle prescrizioni, legate anche al potenziamento della ferrovia Roma-Lido, attualmente l’unico collegamento su ferro che serve quella zona. Motivo per cui la sindaca ieri ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere di «velocizzare in ogni modo le procedure per realizzare il Ponte dei Congressi», strettamente connesso al progetto di Tor di Valle, inserendolo nell’elenco delle opere Italia Veloce che affianca il decreto Semplificazioni, con la nomina di un commissario che sovrintenda alla costruzione dell’infrastruttra, sul modello del nuovo Ponte di Genova.
Raggi ha chiesto di recente ai dirigenti una due diligence sull’iter del progetto e la sua documentazione. «Tutto regolare», hanno sentenziato il mese scorso. Ma nel M5S capitolino i dubbi sul progetto ancora rimangono, anche se l’opposizione in consiglio comunale in particolare Pd e Lega sembra oggi meglio disposta. Durante l’ultimo vertice dei pentastellati a Palazzo Senatorio, però, la fumata bianca è stata nuovamente rinviata: al centro della discussione ci sono sempre i rischi idrogeologici che gravano sull’area scelta dai privati e della viabilità che collasserebbe senza rivoluzionare tutto il sistema dei trasporti cittadino. Ed è stato confermato un punto: tutte le opere pubbliche dovranno essere realizzate prima dell’apertura dello stadio.
(Il Messaggero – F. Rossi)
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