Le pressioni della maggioranza M5S e dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini sulla sindaca Virginia Raggi hanno avuto il loro effetto. Travolta dalla bufera giudiziaria, in attesa dell’interrogatorio del 30 gennaio davanti ai magistrati di piazzale Clodio, almeno sul dossier “Stadio della Roma” la prima cittadina sembra aver riscoperto la propria anima grillina. E con lei la giunta: «In sede di conferenza dei servizi — questa, come spiegava ieri un assessore a margine dell’ultima seduta dell’assemblea capitolina, è l’idea che sta maturando nelle ultime ore tra gli scranni del team Raggi — il Campidoglio dovrebbe pretendere una puntuale verifica della legittimità di tutti gli atti che riguardano Tor di Valle. Non si può andare oltre le prescrizioni del piano regolatore».
Una richiesta che rischia di far slittare di almeno altri 30 giorni la conclusione di un iter infinito. Il vertice del 31 gennaio, giorno in cui dovrebbe terminare la conferenza dei servizi convocata dalla Regione sul nuovo Colosseo giallorosso, rischia infatti di diventare l’ennesima tappa interlocutoria. Sul punto è intervenuto l’assessore allo Sport Daniele Frongia: «Che io sappia la conferenza non finirà il 31 gennaio».
Musica per le orecchie di Paolo Berdini e per lo squadrone dei consiglieri ortodossi, ieri di nuovo a rapporto per una riunione sullo stadio. L’assessore all’Urbanistica vuole arrivare alla stesura del parere che il Campidoglio dovrà consegnare a fine mese con un maxi-taglio delle cubature. Il progetto del presidente romanista James Pallotta e del costruttore Luca Parnasi prevede un intervento da oltre 900mila metri cubi totali, stadio e torri di Liebeskind compresi. Per non violare il piano regolatore, passaggio che Berdini ha ricordato più volte agli eletti grillini e alla sindaca, bisognerebbe tagliarne almeno 600mila.
Il tempo, però, stringe: il dipartimento Urbanistica del Comune deve produrre una serie di atti da presentare alla conferenza dei servizi, altrimenti la procedurà si bloccherà. A quel punto il club giallorosso e l’imprenditore Luca Parnasi potrebbero rivolgersi al Tar per chiedere che sia un commissario ad acta a sciogliere lo stallo. Oppure potrebbero ricorrere ai poteri sostitutivi della presidenza del Consiglio per archiviare la pratica.
Altro scenario possibile, quello che ora sembra più di tutti attrarre la giunta M5S, sarebbe invece la sospensione della conferenza per 30 giorni. La richiesta dello stop, però, va motivata. Ecco, allora, l’idea del check sugli atti di Tor di Valle. Per prendere tempo e non scontentare l’ala ortodossa del Movimento nel momento meno opportuno.
(La Repubblica – L. D’Albergo)
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