Stadio della Roma

L’affanosa rincorsa del Movimento 5 Stelle al via libera sulla delibera di pubblica utilità sul nuovo stadio della Roma si è conclusa: tagliato il 50 per cento delle cubature a fronte di un calo dell’investimento privato sulle opere pubbliche di 150 milioni, da 270 a 120. Ieri, per la felicità del presidente giallorosso James Pallotta («Grazie a Virginia Raggi e Roma. Lo stadio darà una nuova casa ai nostri tifosi e porterà grandi benefici alla città») e alla presenza della sindaca, è arrivato il voto. Con una serie di elementi da annotare.

Prima di tutto l’assenza di tre consigliere pentastellate: Cristina Grancio, Gemma Guerrini e Monica Montella. La prima, non è più una notizia, è sotto processo davanti ai probiviri grillini e presto sarà cacciata dalla maggioranza. La seconda rischia di fare la stessa fine della collega. Ieri il capogruppo Paolo Ferrara ha fatto i salti mortali per contenere i mal di pancia dei suoi: sulle assenze, tanto per fare un esempio, ieri scherzavano in diretta Facebook i consiglieri Fabio Tranchina e Teresa Zotta. Unica assolta Monica Montella: «È in vacanza», hanno ripetuto per tutta la giornata i colleghi. Quindi, la composizione delle preferenze: contro Pd e FdI, a favore Davide Bordoni per Forza Italia e astenuto per la Lista Marchini il consigliere Alessandro Onorato. Totale: 28 voti a favore e 9 «no». Infine, il sospiro di sollievo del M5S capitolino per aver portato a termine la missione che tanto stava a cuore ai big grillini, Milano in testa, e l’adozione della nuova tabella di marcia. La deadline del 15 giugno è stata rispettata e oggi la delibera sarà trasmessa in Regione.

Caduto il vincolo sull’Ippodromo disegnato da Lafuente per le Olimpiadi del 1960 — oggi arriverà la firma dei cinque soprintendenti della commissione regionale del Mibact — la Pisana si concentrerà sull’atto licenziato dall’Assemblea capitolina e sul progetto definitivo. As Roma ed Eurnova lo consegneranno oggi. Una volta recepite le modifiche derivanti dagli emendamenti del consiglio comunale (l’acquisto di 5 treni, massimo 6, al posto del revamping dei vecchi mezzi della Roma-Lido) gli incartamenti saranno in ordine. A quel punto la documentazione tornerà in Comune.

Qui lo stadio incontrerà il suo primo scoglio: i dipartimenti interessati, dall’urbanistica ai trasporti, dovranno dare il loro parere sul progetto. Solo se sarà positivo si arriverà all’apertura della nuova conferenza dei servizi. Tempo minimo stimato per arrivare a dama? Almeno sette mesi. Sempre che Tar e procure non si mettano di traverso. Scontato il ricorso di Italia Nostra sul vincolo sull’Ippodromo. Più che possibile quello dei comitati di Tor di Valle e del Pd del municipio IX. Gli altri nodi sono già sul tavolo da tempo: la pubblica utilità si regge sui 180 milioni che la Regione dovrebbe spendere per rimettere in sesto la Roma- Lido e sul ponte dei Congressi finanziato dallo Stato. Ma ancora in fase di progettazione.

(La Repubblica – L. D’Albergo)



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